Dal 24 novembre arriva al Teatro Manzoni di Milano lo spettacolo "Nudi e crudi", tratto dal racconto comico-tagliente del drammaturgo inglese Alan Bennett e interpretato da Maria Amelia Monti e Paolo Calabresi. Nel testo, adattato da Edoardo Erba e diretto da Serena Sinigaglia, i rigidi e conservatori coniugi Ransome tornano una sera a casa dopo un concerto per trovarla totalmente vuota. Reagiranno in maniera opposta. Tgcom24 ha incontrato i due protagonisti.
-Maria Amelia Monti, com'è l'adattamento del romanzo fatto da Edoardo Erba, che è anche tuo marito?
Non era scontato che Bennett dicesse di sì all'adattamento. Dopo che l'ha letto, l'ha promosso. Edoardo si è trovato molto in sintonia con l'autore. Quello che posso dire è che non si rimpiange il romanzo vedendo la commedia. Di solito capita spesso di rimanere delusi ad esempio nel passaggio da un romanzo a un film. Moltissimi hanno apprezzato questo adattamento.
-E' stato difficile confrontarsi con questo testo?
Noi abbiamo scelto di prendere una regista come Serena Sinigallia che di solito non fa spettacoli comici. Questo perché la cosa che ci interessava tirare fuori da questo testo era il significato, la profondità e la poesia. Il lavoro è partito non per far ridere ma per trovare un significato, poi fa ridere lo stesso.
-Parliamo del tema dello spettacolo: la relazione tra uomo e donna e il bisogno di sentirsi vivi nonostante il tempo che passa. Vista in chiave privata, come vivete questo tema tu e tuo marito?
I coniugi Ransome non hanno figli e la signora sta in casa ad aspettare il marito che è noiosissimo. Noi abbiamo tre figli e due cani e io sono sempre in giro per lavoro. Il tempo per annoiarsi è ridotto. La coppia del romanzo si è molto annoiata negli anni invece. Quando ritornano e trovano la casa svuotata, dopo lo shock iniziale, la donna rinasce e inizia a divertirsi, ad aprirsi alla vita. E' anche una visione più generalizzata di come Bennett vede le donne e gli uomini.
-Il personaggio della moglie reagisce in un modo particolare rispetto al marito. Ti ha stupito?
No, è risaputo di come siamo noi donne. E' una cosa che si legge anche sui rotocalchi ormai, non è più un tabù. La cosa interessante è che è un testo di 15 anni fa.
-Paolo Calabresi, cosa ti ha colpito di questo testo che può essere percepito come una commedia, ma che poi non lo è?
Proprio questo fatto di non dare nulla per scontato. E' un racconto molto pieno di strati. E per questo motivo hai la possibilità di mettere in moto diversi registri e chiavi di lettura e di interpretazione.
-Com'è il tuo personaggio?
E' un personaggio negativo, forse uno dei più negativi che abbia interpretato. E' cristallizzato nella sua immobilità e incapacità di vedere oltre quelle certezze che si è creato nel tempo. E non ha capacità di trasformare e trasformarsi in qualcos'altro davanti a quello che spezza l'andamento delal sua vita.
-Come valuti la reazione del signor Ransome, la condividi?
Non la condivido ma la capisco tristemente. Non è colpa sua. Non ha altre possibilità. Il suo range di reazioni fa anche molto ridere perché si trasforma da manipolatore della propria vita a sorcio in analisi, una specie di cavia di questa beffa. E' come se a questi due signori capitasse una situazione assoluta che li metta alla prova.