L'intervista

"Trump? Putin non sa ancora bene chi ha di fronte"

Il disgelo Russia-Usa, l'empasse economico e l'arresto del ministro dell'Economia per tangenti, le lotte per il potere e le presidenziali del 2018: a Tgcom24 il quadro della situazione russa dalla corrispondente di Askanews Cristina Giuliano

di Gabriella Persiani

"Per il russo comune le elezioni americane sono state vinte da Putin; di fatto non è chiaro cosa succederà tra i due Paesi, non è chiaro chi sia questo Trump". Da Mosca arriva a Tgcom24 un quadro più ridimensionato del disgelo tra Usa e Russia, preannunciato come trionfale, e anche il terremoto politico che ci si aspetterebbe dopo l'arresto per tangenti del ministro dell'Economia Ulyukayev non è poi così scontato come l'Occidente si aspetterebbe, anzi... Ad affermarlo è Cristina Giuliano, giornalista corrispondente per l'agenzia di stampa Askanews e profonda conoscitrice delle dinamiche interne al continente russo.

Peskov, il portavoce del Cremlino, ha bollato come una bufala l'incontro tra Putin e Trump, prima dell'insediamento del presidente americano. Mosca fa un passo indietro?
"Il discorso del russo comune è: le elezioni americane le ha vinte Putin. Di fatto è il contrario: al Cremlino non è chiaro quello che succederà con il nuovo presidente Usa. Chi è questo Trump?, ci si chiede molto in alto, dove non sanno chi hanno di fronte".

L'ago della bilancia nei rapporti?
"La questione ucraina, della quale poco si parla, in realtà continuerà ad essere sul tavolo delle trattative tra Mosca e Washington. Putin e Trump hanno avuto una conversazione telefonica dopo l'elezione del repubblicano, ma anche l'ucraino Poroshenko ha immediatamente chiamato Trump per chiedere sostegno".

Ma qual è ora la situazione politica russa dopo l'arresto, che qualcuno ha definito "strano", del ministro dell'Economia Ulyukayev?
"Le lotte tra clan rivali ci sono sempre state in Russia. Un detto recita: ci sono tante lobby quante le torri del Cremlino, che sono una ventina. Principalmente però il braccio di ferro è tra i liberali di Medvedev, in contrasto anche tra loro, e i poteri forti dei servizi e dell'esercito. Ed è da oltre un anno che il livello di lotta di potere si è alzato; fino all'altro ieri, prima cioè dell'arresto di Ulyukayev, uomo del primo ministro, il fronte liberale si era abbastanza rafforzato".

E' in arrivo un terremoto politico?
"Il ministro arrestato e licenziato ora è ai domiciliari con il braccialetto elettronico e secondo i canoni russi Medvedev avrebbe dovuto difenderlo di più... Ma la politica è quella che avviene dietro le porte, non quella che vediamo. Teniamo presente che tra un anno e mezzo qui in Russia ci saranno le nuove presidenziali: Putin ha detto che non è ancora in età pensionabile ma non ha sciolto le riserve sulla sua candidatura. Qualcuno parla di un nuovo 'arrocco' con l'attuale premier".

In tutto ciò Putin esce allora più rafforzato?
"Il presidente della Federazione continua a conservare ormai da mesi, anzi a partire dalla questione ucraina e dall'annessione della Crimea nel 2014, un consenso altissimo. Oggi, secondo Levada, centro studi indipendente, è all'82%. E per l'elettorato l'arresto di Ulyukayev è l'ulteriore dimostrazione che la leadership mantiene il controllo e la stabilità e l'opera moralizzatrice nella lotta alla corruzione porta i suoi frutti".

Il controllo della leadership è così forte da aver bloccato Linkedin?
"Quest'ultimo è un discorso di sicurezza: qui si teme che come accadde nel 2010 ci sia un'altra fuga di dati dai server di Linkedin. Spero sia una misura momentanea".