I Placebo incantano Milano
Molteplici le emozioni che hanno coinvolto il Forum di Assago, che ha cantato a squarciagola le venticinque canzoni in scaletta. Nel finale, gli abbracci di Molko e Olsdal col pubblico in estasi
E' sempre un gradito ritorno quello dei Placebo per il pubblico italiano: i circa 12mila spettatori presenti il 15 novembre al Mediolanum Forum di Assago (Milano) sono rimasti incanti dalla performance di Brian Molko e Stefan Olsdal, supportati da un consolidato team di polistrumentisti (Fiona Brice, Nick Gavrilovic, Bill Lloyd) e dal nuovo batterista Matt Lunn. Venticinque i brani in scaletta, venticinque le emozioni diverse.
Quindici minuti dopo Walter Zanca, che ha calmato la tensione pre-concerto con i suoi gong, scatta l'ora X: le prime note di Pure Morning risvegliano la folla, che accompagna l'ingresso dei Placebo con enorme calore. Brian Molko è apparso in forma e ben contento di festeggiare il ventennale con i suoi fan: forte è l'energia con cui interpreta non solo il singolo del 1998, ma anche Loud Like Love, la nuova hit Jesus' Son, seguita da Soulmates, dalla commovente Special Needs, dall'inaspettata Lazarus e da Too Many Friends.
Twenty Years viene subito dopo: la canzone- simbolo di questi vent'anni di Placebo viene proposta con un arrangiamento sensibilmente diverso rispetto all'originale. La comune estasi è davvero palpabile e non sono pochi gli spettatori in platea che cercano di soffocare le loro lacrime lasciandosi trasportare dalla bellezza di I Know, e poi da Devil In The Details, Space Monkey, Exit Wounds (quasi recitata da Brian, che non ha certo dimenticato i suoi anni di studio di teatro), Protect Me From What I Want, fino a Without You I'm Nothing.
Una canzone che da sola vale forse l'intero prezzo del biglietto: l'incantesimo in cui il pubblico è coinvolto è così forte da minare anche l'animo di Molko, che fa risalire la commozione già vista in Exit Wounds e insieme ai fan urla verso il cielo " Grazie David", riferendosi al compianto Bowie col quale in passato ha cantato quel pezzo. Siamo ormai alla fine della parte malinconica e triste della scaletta: 36 Degrees (in versione slow) e Lady of the Flowers lasciano poi spazio al rock di For What It's Worth, Slave to the Wage, Special K, Song to Say Goodbye e The Bitter End.
Ora davvero l' esplosione è totale: le prime file del parterre si lasciano definitivamente andare e, tra i ringraziamenti alla folla e noti riff di chitarra, anche Brian Molko appare molto più sciolto, tanto da riconoscere e salutare una fan in prima fila, Arianna, e raccontare di averla incontrata in una farmacia di Londra. E' giunto il momento del primo encore formato da Teenage Angst (in versione slow), Nancy Boy (con tanto di basso color arcobaleno che Stefan Olsdal orgogliosamente staglia all'orizzonte) e Infra-Red. L'ultima canzone in scaletta è Running Up That Hill, cover di Kate Bush, che rappresenta il saluto finale a un pubblico che ha potuto assistere a una performance di grande spessore.
Stefan Olsdal si ferma più volte a stringere le mani alle prime file del parterre, e così fa poco dopo Brian, che riacquista un rapporto diretto e concreto col pubblico che è fortemente mancato nel Loud Like Love Tour, dove appariva più distante e quasi timoroso. Come confermato dal cantante direttamente dal palco ("Torneremo da voi nel prossimo tour"), il concerto di Milano è solo un arrivederci. E per i Soulmates, come si fanno chiamare i fan della band, non ci poteva essere notizia più bella.
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