Gli ultimi dati dell’Istat relativi all’andamento delle imprese innovatrici, hanno registrato un calo per il triennio 2012-2014 al 44,6% dal 51,9% del triennio precedente (7,3%). Una diminuzione legata anche alla riduzione della spesa destinata agli investimenti.
In particolare, nel periodo considerato l’Istituto di statistica ha registrato una contrazione degli investimenti del 4,3%, scendendo quindi a 23,2 miliardi di euro. Non deve dunque stupire se (stando alle rilevazioni di Vanson Bourne, contenute in un’analisi commissionata da Dell Technologies) ben il 41% dei business leader italiani sia convinto che nell’arco dei prossimi 3-5 anni la propria azienda potrebbe diventare obsoleta proprio a causa della difficoltà di innovarsi.
Nonostante ciò, comunque, il nostro Paese riesce a eguagliare, se non a fare meglio, di Paesi come gli Stati Uniti o il Regno Unito per quanto riguarda l’indice di maturità della trasformazione digitale in atto nelle proprie aziende. Su una scala da 1 a 100, infatti, l’Italia può vantare 41 punti, non un risultato eccelso, ma che comunque pone il nostro Paese allo stesso livello degli Stati Uniti (41 punti), e avanti a Regno Unito (38 punti) e Svizzera (40 punti su 100).
Si tratta comunque di un punteggio non troppo lontano da quello ottenuto dai Paesi che fanno meglio: in testa alla classifica troviamo l’India con 53 punti, il Brasile con 50 e il Messico con 47. In fondo alla classifica si piazzano invece Cina e Giappone, rispettivamente con 33 e 30 punti. Fatto sta, comunque, che in Italia oltre la metà (il 56%) dei business leader è convinto che la trasformazione digitale delle imprese possa portare al miglioramento dello sviluppo di nuovi prodotti e nuovi servizi.