E' stata aperta a Milano, a Palazzo Marino, la camera ardente di Umberto Veronesi, morto a 90 anni dopo una vita spesa per la cura del cancro. Il feretro del medico è stato sistemato nella sala Alessi del Palazzo del Comune: sopra la bara di legno scuro è stato posto un cuscino di rose rosse e ai piedi una foto dell'ex ministro e oncologo sorridente. Il sindaco Giuseppe Sala ha portato per primo il saluto alla famiglia. Il figlio: "Non ha voluto essere curato alla fine".
L'ultimo ricordo del figlio "In fondo lui che ha sempre predicato l'eutanasia, cioè il diritto di non soffrire, in qualche modo non ha voluto essere curato alla fine". Lo ha spiegato Alberto Veronesi, figlio dell'oncologo Umberto, ricordando le ultime ore di vita del padre parlando con i giornalisti a margine della camera ardente.
Il saluto di Bonino e Saviano Tra le tante persone che hanno voluto rendere omaggio a Umberto Veronesi, ci sono anche Emma Bonino e Roberto Saviano.
La leader radicale ricorda con affetto il suo legame con l'oncologo da cui è stata curata nella lotta contro il tumore: "Non solo un medico, uno scienziato illustre, ma un uomo che prendeva in cura le persone, le sue fragilità e ha avuto per me parole fin troppo di elogio quando dissi che io non ero il mio tumore". Aggiunge che con Veronesi avevano trovato un "accordo" in merito al fumo durante il periodo della malattia e delle cure: "Acconsentì alla mia autolimatazione a dieci sigarette al giorno. Era tollerante rispetto alle debolezze altrui".
E' intervenuto ai microfoni di Radio1 lo scrittore Roberto Saviano dicendo: "Mancherà molto a me sul piano personale e mancherà molto al Paese una figura così autorevole, in grado di prendere posizioni coraggiose".