Renzi da Minoli, 40 minuti di sberle schivate
TELEBESTIARIO di Francesco Specchia
Difficilissimo osservare Matteo Renzi spiazzato, superato in velocità, talora nel ruolo indelicato del punching-ball. Eppure questa è stata la sensazione dell’intervista al premier che il revenant Giovanni Minoli mi ha insufflato nel "Faccia a faccia" - La7, domenica , ore 20.30 -, versione riverniciata dello storico Mixer della Rai (perfino la sigla, paracula, lo ricorda). Alcuni esempi. Minoli: "Non teme di circondarsi di gente peggiore di lei?". Renzi balbetta: "Non voglio farle il programma con le leggi fatte, è lunga"; Minoli: "o, grazie; avete la Rai, fateci una fiction". Renzi: "La gente non ha ancora capito su cosa si vota": Minoli: "In genere si vota su di lei...".
E ancora, Minoli: "Nel 2016 la Germania ha accolto 800mila immigrati, perchè non ha chiesto sconti all’Europa, e l’Italia sì?"; Renzi: "La Germania ha sforato il surplus"; e Minoli, sbuffando: "Vabbè...". Seguono altre domande chirurgiche, a raffica, su fiscal compact, elezioni Usa, Zagrebelski, De Mita e Travaglio, il Monte dei Paschi. Qualche volta Renzi tira il fiato: "Bella domanda, a questo non so risponderle...". Quaranta minuti a schivare le sberle. Mi s’è stretto il cuore per Renzi. Non mi succedeva da quanto, da presidente della Provincia di Firenze, non lo invitavano alle feste. Tra l’altro con interventi dell’intervistatore talmente accurati e chirurgici e privi di qualsiasi deferenza, che veniva voglia di salire sul ring e tirare una secchiata d’acqua all'intervistato. Intervistato, comunque, che s’è ben difeso; quando Minoli, per esempio, si produsse in un faccia a faccia con Antonio Campo Dall’Orto fu una specie di omicidio doloso. Ora, di "Faccia a faccia" si può dire tutto. Che il faccione di Renzi sullo sfondo -alla Mixer, appunto- può essere fastidioso; che la formula delle sue interviste sono una narcisa autocitazione; che la seconda parte del programma sul caso Ambrosoli con la frase di Andreotti "se l’era cercata" è un abile ricicciata di servizi già prodotti per la Rai o per Radio 24. Che il 4% di share è buono ma non eccezionale (ma si deve controllare le controprogrammazione). Si può dire tutto. Ma Minoli è entrato nella storia del giornalismo per i suoi micidiali vis-à-vis. E il fatto che ora si ripropongano, e che ne siano chiusa naturale i monologhi longanesiani di Pietrangelo Buttafuoco -qui contro la Clinton-; be’, mi rende l’idea che il servizio pubblico sia sempre vivo e lotti insieme a noi...
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