E' braccio di ferro tra i ministri sul nuovo decreto Covid. Da una parte chi, basandosi sul rapporto dell'Istituto superiore di sanità sulla diffusione delle varianti del coronavirus vorrebbe mantenere una linea dura, e dall'altra chi spinge per allentare non appena possibile. Nella bozza che sarà varata mercoledì Draghi potrebbe inserire la possibilità di un allentamento dopo la metà di aprile solo nelle Regioni in cui i dati lo permettessero.
L'attenzione resta altissima, tanto che il premier ha deciso di dare un segnale concordando con il ministro della Salute Roberto Speranza un'ordinanza che dispone tampone obbligatorio e quarantena per chi a Pasqua vada all'estero: un "forte deterrente". E' la linea dura che sarà confermata nelle prossime ore dal nuovo decreto legge Covid: niente zone gialle per tutto aprile, solo arancioni e rosse.
Ma il premier concede uno spiraglio agli "aperturisti", Lega e Fi in testa, che da giorni sono in pressing: dà il via libera allo studio di un meccanismo (non automatico) che preveda la possibilità, in una data intorno alla metà di aprile, per le Regioni con dati bassi di fare parziali allentamenti delle misure. Ma la sola ipotesi allo studio e ancora non "blindata", agita i ministri. Il consiglio dei ministri previsto alle 17:30 mercoledì potrebbe essere preceduto da una riunione politica.
Intanto Draghi ha fatto il vaccino Astrazeneca tornando poi tutto il giorno a Palazzo Chigi. Ai suoi uffici ha dato disposizione di studiare una norma in grado di soddisfare le esigenze contrapposte emerse a valle della discussione sul nuovo decreto Covid: tenere una linea dura, ma insieme dare il segnale che il governo inizia a programmare la riapertura, avendo come bussola i dati. Il segnale di apertura è quello che arriva sulla scuola, con il ritorno in classe fino alla prima media, che potrebbe essere accompagnato, secondo alcune fonti, da una norma che vieti ai governatori di andare in senso contrario e chiudere le scuole fino alla prima media.
L'altro segnale è il meccanismo, a sera ancora allo studio, che dovrebbe consentire un "tagliando" intorno alla metà del mese (si ipotizza una data tra il 15 e il 20), per consentire alle Regioni particolarmente virtuose di aprire. Il meccanismo in via di definizione prevederebbe dati molto bassi e aperture limitate, come quelle di bar e ristoranti (ma c'è chi ipotizza anche cinema e teatri). Nessuno si sbilancia, fino alla lettura delle bozze. La norma, secondo qualcuno, potrebbe alla fine anche saltare.
Ma nel decreto sono diverse le misure previste. A partire dall'ipotesi di obbligo di vaccinarsi non solo per i medici a stretto contatto con i malati ma per tutto il personale che lavora in strutture sanitarie. Il decreto indicherà anche delle sanzioni per chi rifiuta il vaccino: non ci sarà il licenziamento ma la sospensione dello stipendio per un tempo congruo all'andamento della pandemia. Quando si raggiungerà l'immunizzazione di massa o si registrerà un calo importante della diffusione del virus, la sanzione verrebbe revocata.
Nel decreto ci sarà anche lo "scudo penale" per i somministratori, limitando la punibilità ai soli casi di colpa grave. Nel decreto, infine, ci sarà una norma per sbloccare tutti i concorsi nella Pubblica amministrazione, compreso quello per i magistrati, dopo il via libera del Comitato tecnico scientifico al protocollo messo a punto dal ministero della Funzione Pubblica. Si potranno fare i concorsi a patto che si svolgano su base regionale e provinciale, evitando dunque lo spostamento dei candidati da una regione all'altra, e, dove possibile "in spazi aperti".