RITORNO A CASA

Sequestro Libia, Calonego ai familiari: "Ho rischiato grosso"

Provati ma felici, i due tecnici liberati sono di nuovo nelle loro case dopo i 48 giorni di prigionia

"L'ho proprio scampata. Stavolta ho rischiato grosso. Potevo rimetterci la vita". Sono le prime parole rivolte da Danilo Calonego ai familiari dopo il suo ritorno a casa a Peron di Sedico, nel Bellunese. Calonego era stato rapito il 19 settembre in Libia assieme al collega Bruno Cacace e a un italo canadese. "L'ho visto molto provato, stanco - riferisce Daniela, una delle due sorelle - ma era felice".

E il collega Bruno Cacace, anch'egli liberato dopo un mese e mezzo di prigionia: "Se torno in Libia le mie figlie mi sparano, non posso tornare laggiù". Con lui, nel cortile di casa a Borgo San Dalmazzo (Cuneo), ci sono la figlia Stefania e la mamma, Maria Margherita Forneris. L'altra figlia, Lorenza, vive a Parigi. "Io piango poco, ma le mie figlie hanno pianto molto", racconta il tecnico italiano, che dice di "star bene e di avere dormito".

La sorella di Calonego: "Grazie alla Farnesina" - "Era contento di come è andata a finire - dice ancora felice la sorella di Calonego -. Ha detto che ogni giorno pensava alla mamma. Ha 94 anni e a lei abbiamo sempre raccontato che Danilo era all'estero per lavoro, per questo non la chiamava".

In giornata Danilo Calonego incontrerà l'anziana madre e poi probabilmente passerà una giornata di riposo dopo i 48 giorni di prigionia. Daniela intanto non smette di ringraziare a nome di tutti per il lavoro del ministero degli Esteri. "La Farnesina ha fatto un lavoro fantastico, in silenzio. Ci hanno sempre confortato e hanno lavorato per raggiungere l'obiettivo. Davvero grazie".