Turchia, esplosione vicino stazione polizia a Diyarbakir: 9 morti
La deflagrazione, attribuita dalle autorità al Pkk ma rivendicata dall'Isis, è avvenuta poche ore dopo l'arresto di due leader del principale partito filocurdo e di diversi parlamentari
Almeno 9 persone sono morte e altre 100 ferite per un'esplosione di un'autobomba all'esterno di un edificio della polizia nella città turca di Diyarbakir, il centro della comunità curda del Paese. Lo riferisce il premier Binali Yildirim. Lo scoppio, attribuito dalle autorità al Pkk ma rivendicato dall'Isis, è avvenuto dopo l'arresto di due leader del principale partito filocurdo e di diversi parlamentari. Attivisti: "Bloccati i social media".
Ministro: "Morti tra poliziotti e civili" - "Alcune persone, tra cui poliziotti e civili, sono martiri" dell'autobomba esplosa, ha detto il ministro della Giustizia di Ankara, Bekir Bozdag, con un'espressione usata in Turchia per indicare le vittime di attacchi terroristici. L'attacco è stato rivendicato dall'Isis, ma il governo ne ha attribuita la responsabilità al Pkk innescando una serie di arresti.
Ankara: "Partito filocurdo braccio politico dei terroristi del Pkk" - I parlamentari finiti in manette appartengono al Partito popolare democratico (Hdp): nella lista resa nota dal ministero appaiono anche i co-leader Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag. Il governo turco accusa l'Hdp di essere il braccio politico del fuorilegge Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk). I deputati curdi sono stati fermati, dopo l'entrata in vigore della legge che ha rimosso l'immunità parlamentare, per essersi rifiutati di presentarsi spontaneamente davanti ai giudici. Dopo diverse ore un tribunale ha convalidato l'arresto di Demirtas e Yuksekdag.
Demirtas dal carcere: "Continueremo nostra lotta" - "Siamo di fronte a un altro stadio del colpo di stato civile in corso sotto la guida del governo e del Palazzo (del presidente Recep Tayyip Erdogan, ndr). Io e i miei colleghi continueremo a resistere dovunque e sempre contro questo golpe fuorilegge. Questi giorni di persecuzione prima o poi finiranno di fronte alla nostra resistenza. Continueremo la nostra lotta politica e democratica. Continueremo a ripetere i nostri appelli di pace": così il leader del partito filo-curdo Hdp e deputato Selahattin Demirtas, in un messaggio dal carcere.
Premier: "Se legati a terrorismo, deputati arrestati devono pagare" - Se sono stati coinvolti in attività di "terrorismo", i deputati curdi del partito Hdp, arrestati devono "pagarne il prezzo", perché "la politica non può essere uno scudo per commettere reati". Così il premier di Ankara, Binali Yildirim.
Social media tornano alla normalità - I social media, intanto, sono gradualmente tornati alla normalità: erano rimasti bloccati dalla scorsa notte dopo gli arresti per "terrorismo" dei deputati Hdp. Facebook, Twitter e YouTube hanno ripreso a funzionare, seppur ancora fortemente rallentati, così come i servizi di messaggistica di WhatsApp e Instagram, bloccati per la prima volta a livello nazionale.
Mogherini: "Estremamente preoccupata" - L'Alto rappresentate Ue Federica Mogherini è "estremamente preoccupata" per gli arresti dei deputati curdi. La Mogherini ha quindi affermato di essere in contatto con le autorità di Ankara e di aver chiesto una riunione degli ambasciatori dei Paesi dell'Unione presenti nella capitale turca per valutare la situazione.
Renzi: "Inaccettabile quanto sta accadendo" - Fonti di Palazzo Chigi rendono noto che il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sta seguendo con grande preoccupazione gli eventi delle ultime ore in Turchia. Le stesse fonti ritengono "inaccettabile" il possibile uso politico della nuova legislazione sull'immunità parlamentare, che ha consentito l'arresto del leader e di altri 10 deputati del principale partito curdo.
Gentiloni: "Italia preoccupata per gli arresti" - "Preoccupato per l'arresto stanotte di Demirtas e altri deputati Hdp. L'Italia chiede il rispetto dei diritti dell'opposizione parlamentare". E' il tweet del ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, su quanto sta accadendo in Turchia.
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