FOTO24 VIDEO24 2

Emailgate, Obama critica l'Fbi e difende la Clinton: "Credo in lei"

Il presidente Usa ha quindi sottolineato come "il destino del mondo" sia nelle mani degli elettori americani: "Non possiamo permetterci Trump presidente"

Barack Obama rompe il silenzio e scende in campo in difesa di Hillary Clinton, criticando la decisione dell'Fbi di rendere nota la nuova inchiesta sulle email dell'ex segretario di Stato contro il parere del dipartimento di Giustizia. "Le email di Hillary sono diventate una controversia politica. Io credo in lei - ha detto -. Il destino del mondo è nelle nostre mani: non possiamo permetterci Trump presidente", Hillary è la nostra "unica speranza".

Obama: "Fbi aveva già decisio che su Hillary non c'era nulla di perseguibile" - Obama ha quindi ricordato il suo "sforzo deliberato" nel ruolo di presidente per "non interferire in quello che deve essere un processo indipendente". "Ma penso che ci sia una regola secondo cui quando ci sono indagini non dobbiamo agire sulla base di insinuazioni, di informazioni incomplete, di fughe di notizie. Dobbiamo agire sulla base delle decisioni che vengono prese", ha ammonito, ricordando che nel caso della Clinton "la conclusione dell'Fbi, del dipartimento di Giustizia e di ripetute indagini del Congresso è che ha fatto alcuni errori, ma che non c'era nulla di perseguibile".

La Clinton e i guai dovuti alla fondazione di famiglia - Ma per la Clinton potrebbero esserci nuovi guai giudiziari in vista, mentre i repubblicani evocano già lo spettro dell'impeachment se verrà eletta: l'Fbi sta continuando ad indagare anche sulla fondazione di famiglia e sui suoi presunti rapporti privilegiati con alcuni donatori stranieri quando lei era segretario di Stato.

Le indagini congelate dall'Fbi per non influenzare il voto a carico di Trump e della Clinton - Un'indagine che sembrava essere stata bloccata dal dipartimento di Stato per mancanza di indizi. Ma ora il Nyt rivela che fu solo congelata in agosto, insieme ad un'altra indagine sull'allora presidente della campagna di Donald Trump, Paul Manafort, e i suoi rapporti opachi con l'ex presidente filorusso dell'Ucraina Vicktor Ianukovich e Oleg Deripaska, un oligarca alleato di Vladimir Putin. Una decisione concordata tra lo stesso dipartimento della Giustizia e i vertici dell'Fbi per rispettare una prassi consolidata, ossia quella di non influenzare la campagna in corso. Prassi però infranta nei giorni scorsi da Comey con l'annuncio della nuova inchiesta sulle email collegate alla Clinton.

Obama: "Con Trump a rischio repubblica" - Intervenendo poi in un comizio in North Carolina Obama ha detto che una vittoria di Donald Trump metterebbe a rischio la Repubblica. "Io ho corso contro John McCain, ho corso contro Mitt Romney pensando che sarei stato un presidente migliore di loro ma non ho mai pensato che la repubblica fosse a rischio con la loro elezione", ha aggiunto. "Io sono naturalmente di parte, sono un democratico. Ma non dobbiamo mettere prima i democratici o i repubblicani, bensì l'America".

Espandi