SPINA NEL FIANCO

Riaperta indagine su Clinton, Comey (Fbi): "Ho dovuto agire"

Nuova indagine su mail decisa contro parere ministro Giustizia. Un terremoto a pochi giorni dalle elezioni

La decisione del direttore dell'Fbi di consegnare nuove prove sull'emailgate di Hillary Clinton ha gettato nel caos la campagna elettorale della candidata democratica. Ma lui, James Comey, ha deciso di spiegare tutto in una lettera inviata ai collaboratori: "Questa decisione è stato un obbligo". Una scelta, dicono i commentatori, presa anche per evitare l'accusa peggiore di insabbiamento. Ora però la strada della Clinton verso la Casa Bianca torna in salita.

"E' imperativo che si chiarisca tutto e subito". Questo il commento lapidario di Hillary Clinton. Che fa trasparire il nervosismo per il ritorno dell'incubo "emailgate" a pochi giorni dalle elezioni e che getta nel caos non solo la campagna elettorale, proprio nel decisivo rush finale, ma pone anche un problema politico destinato a non risolversi a breve.

In queste ore i democratici tengono il dito puntato contro il direttore dell'Fbi, James Comey, che ha preso l'inusuale decisione di rendere noti gli sviluppi sulle indagini nonostante il parere contrario dei vertici del dipartimento di Giustizia e dello stesso ministro Loretta Lynch.

Clinton lancia così con forza il suo appello all'Fbi affinché mostri il materiale definito "pertinente" e lo faccia adesso, per permettere al processo democratico di fare il suo corso, perché "il popolo americano merita di conoscere i fatti immediatamente". E si dice da parte sua "certa che le nuove mail non muteranno le conclusioni già raggiunte" quando a luglio lo stesso bureau federale aveva comunicato la chiusura dell'inchiesta escludendo responsabilità penali. Queste parole e niente più dalla candidata democratica, che tenta di mantenere l'aplomb necessario per andare avanti nonostante la consapevolezza che adesso a rischio c'è proprio tutto.

Il distacco con Trump si riduce - L'elezione stessa, se si tiene conto del fatto che in un sondaggio Abc/Washington Post diffuso ma condotto prima degli ultimi sviluppi sull'emailgate Donald Trump riduce a due punti il distacco dalla rivale democratica: il consenso per la ex segretario di Stato è infatti al 47% mentre per il magnate è al 45%. Il candidato repubblicano poi è galvanizzato da questa 'sorpresa di ottobre' giunta come una manna dal cielo dopo le accuse di molestie sessuali contro di lui che non sembrano vedere fine (adesso sono 12 le donne lo accusano).

Poco importa al candidato repubblicano che di queste nuove fatidiche mail non si sappia ancora nulla: non si sa quante sono, non si conoscono i contenuti, non è chiaro nemmeno se siano state inviate o ricevute da Hillary Clinton. Alcune fonti ritengono di no, facendo pensare che si tratti di trasferimenti di messaggi, forse da Huma Abedin utilizzando un computer condiviso con il marito Anthony Weiner finito sotto il radar degli agenti federali per via delle indagini sul presunto scambio di messaggi erotici tra l'ex deputato caduto in disgrazia e una 15enne.

Ciò che sembra certo però è che il bureau non sarà in grado di esaminare le mail entro l'8 novembre, l'election day. Perciò ecco gli elogi di Trump all'Fbi contro cui si era invece scagliato in passato, e la rabbia dei democratici verso Comey. Per il responsabile della campagna elettorale di Hillary, John Podesta, la lettera presentata dal direttore dell'Fbi al Congresso è "leggera sui fatti e pesante sulle allusioni". E si è trattato di una decisione "terribile" secondo la senatrice Dianne Feinstein, "irresponsabile" per la presidente del Comitato Democratico Nazionale Donna Brazile.

Bufera politica su Comey - Comey è nella bufera, dopo che anche i "suoi" gli fanno il vuoto attorno. Dal dipartimento di Giustizia trapela infatti la chiara volontà di dissociarsi: secondo fonti informate Comey era stato avvisato che notificare al Congresso gli ultimi sviluppi non era in linea con la prassi: "Era consapevole della nostra posizione. Lo ha sentito dai vertici" del dipartimento di Giustizia, "sta operando in maniera indipendente dal dipartimento di Giustizia, e lo sa". Intanto alla Casa Bianca le bocche restano cucite, il presidente Barack Obama non ha ancora commentato l'accaduto nè lo hanno fatto i suoi portavoce. Soltanto il vicepresidente Joe Biden, forse anche preso in contropiede in una intervista della Cnn, interpellato ha dato ragione a Hillary: "Prima si diffondono le mail maglio è". Mentre sul coinvolgimento di Weiner non è riuscito a nascondere il suo imbarazzo: "Oh Dio, Anthony Weiner. Non commenterei su Anthony Weiner. Non sono un grande fan. Non lo ero nemmeno prima che si mettesse nei guai".