AL MANZONI DAL 3 NOVEMBRE

Le due Sandrelli insieme sul palcoscenico

Madre e figlia insieme per la prima volta in scena, al Manzoni di Milano, e in un'intervista a Tgcom24

di Antonella Fagà

Insieme sul palcoscenico, non come madre e figlia, ma come colleghe. Stefania e Amanda Sandrelli sono due delle cinque protagoniste al femminile della commedia "Il bagno", diretta dallo spagnolo Gabriel Olivares, al Teatro Manzoni di Milano dal 3 al 20 novembre. "Amanda è il capocomico e mi bacchetta... ", racconta Stefania a Tgcom24.

La pièce, un testo della francese Astrid Veillon diretto con intelligenza da uno dei giovani registi più interessanti e prolifici della scena spagnola, Gabriele Olivares, ha debuttato nella scorsa stagione con grande successo e torna adesso sul palcoscenico milanese promettendo tante risate e un cast di donne eccezionali. "Abbiamo rivisitato e riaggiornato la pièce all'italiana", racconta Stefania Sandrelli a Tgcom24. "Il bagno parte da un testo francese e ha un regista spagnolo, noi l'abbiamo un po' rivisto togliendo qualche fronzolo rispetto allo spettacolo della scorsa stagione e io mi sento molto più a mio agio adesso. Sono una Carmen molto più almodovariana...".

Nella storia cinque donne si ritrovano per il 40esimo compleanno di Lu. Una festa a sorpresa organizzata dalle sue tre migliori amiche Titti, Maria Sole (Amanda Sandrelli) e Angela. Ma la sorpresa che spiazza tutte è l'arrivo della madre di Lu, Carmen (Stefania Sandrelli), che si intrufola mentre le giovani donne, rinchiuse in un bagno, luogo d'intimità per eccellenza al femminile, affrontano la verità sulla loro amicizia e le loro vite piene di segreti. "Carmen vuole stare al centro dell'attenzione", racconta Stefania Sandrelli, "e patisce un po' l'essere da sola, avere una figlia che sta compiendo i suoi 40 anni e che la va a trovare molto raramente. Lei è siciliana e va a Roma di tanto in tanto per un teatro, un incontro e per vedere la figlia... Nello spettacolo Carmen è una donna po' frustrata e rappresenta una borghesia a cui non appartiene di fatto, perché lei è più una piccola borghese, rimasta a piedi, disarmata...".

Uno spettacolo squisitamente al femminile, divertente e sincero, che sfrutta gli alti e i bassi emotivi delle protagoniste con una scenografia minimalista la cui intelligente messa in scena diventa una metafora visiva che aggiunge enfasi a drammi condivisi. "Siamo donne e quindi molto più profonde, 5 donne diverse. Io sono Maria Sole, la più grande, la più strutturata, con marito e figli e un lavoro", racconta Amanda Sandrelli, "era il personaggio che mi corrispondeva di più, quello più di battuta e di divertimento, a mio parere il ruolo più bello e me lo sono scelto. E' bello che ci siano tante cose al femminile in teatro e questo dipende un po' anche dal fatto che il pubblico teatrale è un pubblico di maggioranza femminile e quindi gioca un po' anche il fattore vendibilità. Le commedie al femminile funzionano e lavorare tra donne è sinceramente più facile che tra uomini. In quanto a competizione sono molto più agguerriti loro, le donne sanno fare più gruppo e noi cinque abbiamo lavorato e lavoriamo benissimo insieme".

E' dello stesso parere anche Stefania, che aggiunge: "Con le altre siamo intonate, e cerchiamo di intonarci l'una all'altra ogni sera, c'è molta sintonia è un po' come ballare, cantare... essere un'ensemble, come suonare insieme".

Nel bagno dell'appartamento di Lu le cinque donne mettono in scena lo spettacolo delle loro vite e il bagno diventa così metafora dell'esistenza, un nascondiglio in cui guardarsi dentro e guardarsi negli occhi le une con le altre. Che cos'è del resto il bagno se non lo spazio dove ci si può sfogare da soli o insieme, dove ci si può isolare per pochi minuti, dove si può urlare in silenzio o piangere con lacrime sincere, un luogo personale e liberatorio? E questo fanno le cinque donne tra alti e bassi e tante risate.

"E' stato molto bello tornare a teatro", racconta Stefania, "Per noi attori il teatro è nutrimento puro, e potendolo fare è un regalo che un attore si deve concedere. Ma non è facile perché i tempi teatrali sono diversi, a volte uno spettacolo va programmato addirittura un anno prima e quindi bisogna fare delle scelte. Per un attore di cinema i tempi teatrali sono molesti... ma tutto il resto è magnifico. Il pubblico ti dirige e tu ti lasci andare... Una cosa che ci ha insegnato il regista è di considerare sempre l'adesso e il qui, ed è molto bello come messaggio, perché in teatro non abbiamo la possibilità di tornare indietro come si fa nel cinema, bisogna essere attentissime e io che per natura sono un po' vaga, di tanto in tanto mi devo violentare... ma sono dolci violenze".

E se per Stefania il teatro è "nutrimento" per Amanda è "bisogno e necessità", come racconta a Tgcom24: "Il teatro per me è in assoluto l'esperienza che mi dà più soddisfazione. Mi sento dentro una cosa che si muove, come se non fossi mai soddisfatta del tutto... è un motore che mi porta avanti e una forte energia, di cui io mi devo in qualche modo liberare, un'energia che io devo quietare e questo avviene solo in teatro. Il dovere dell'attore è essere sinceri e veri, generosi verso il pubblico. A me basta salire sul palco e dimentico tutto. Il teatro deve sapere toccare, deve arrivare, smuovere, far piangere o ridere... non devi capirlo".

E così eccole sul palco insieme Stefania e Amanda, madre e figlia: "Lavorare con Amanda è stato bellissimo, lei è la capocomica e non esita a bacchettarmi. Ma io sono contenta, mi serve, mi aiuta, ieri ero a pranzo e lei è entrata ed è venuta per dirmi: "devi stare più attenta nelle entrate in scena"... E' molto preziosa e poi sul palco non siamo più madre e figlia, io sono Carmen e lei è Maria Sole".

Anche per Amanda l'esperienza teatrale insieme alla madre è stata e continua ad essere bellissima: "Il teatro è fisico, bisogna toccarsi e con mia madre è stato bello e naturale, facile grazie alla confidenza che abbiamo, anche se poi si tende a costruire sempre una famiglia ad ogni spettacolo, con tutti gli altri attori. Se sono il capocomico come dice mia madre? Faccio teatro da vent'anni e ho un'esperienza da palcoscenico diversa dalla sua, soprattutto per quello che riguarda la costruzione di uno spettacolo, i tempi, i ritmi. Io ce l'ho nelle ossa. Sono capocomico nel momento in cui mi occupo degli altri, è la mia natura, e ho le spalle abbastanza grosse per prendermi anche le responsabilità. Quindi mi permetto di dire le cose come stanno, soprattutto a lei con la quale ho naturalmente un grado di intimità particolare. Le altre magari hanno un certo timore reverenziale. Io no. Nel teatro è molto importante essere proiettati verso gli altri, perché bisogna appoggiarsi gli uni agli altri. Sempre. Fare teatro è una cosa bellissima, e io mi ritengo una delle persone più fortunate al mondo per fare questo lavoro. Me lo ripeto ogni volta che esco dal teatro quanto sono fortunata!"