Terremoto Centro Italia, intervista al sismologo Satriano
L'analisi dell'esperto sulla natura degli eventi sismici che si sono verificati in questi mesi lungo l'Appennino
A due mesi di distanza, il Centro Italia continua a tremare. Claudio Satriano, ricercatore all'Institut de Physique du Globe di Parigi, a Tgcom24 fa un'analisi della possibile correlazione tra gli eventi sismici che si sono verificati la notte scorsa tra Umbria e Marche, e quelli che hanno distrutto Amatrice il 24 agosto scorso.
Può esserci una correlazione tra gli eventi sismici avvertiti il 26 ottobre tra Umbria e Marche e quelli del 24 agosto ad Amatrice?
Sì, si può parlare di sequenze collegate. I due terremoti importanti (data la magnitudo superiore a 5 gradi Richter) che si sono verificati mercoledì tra Umbria e Marche, sono avvenuti 20-25 km più a Nord rispetto all'epicentro del terremoto che ha colpito Amatrice il 24 agosto.
E' possibile che si tratti della stessa faglia, quella individuata sul Monte Vettore?
Questo non si sa ancora, i sistemi di faglie dell'Appennino centrale sono molto complessi. Trattandosi di un network di faglie collegate, può accadere che un evento sismico come quello di Amatrice possa ridistribuire gli stress sulla crosta terrestre e accelerare, o rallentare, l'attività su un'altra faglia. Può influenzare cioè il verificarsi di altri terremoti. Ecco perché può esserci una correlazione con quelli di mercoledì.
Il fenomeno si verifica spesso o si è trattato di un caso isolato?
Diciamo che i terremoti di magnitudo superiore a 6, nell'Appennino centrale, si verificano mediamente ogni dieci anni. Se parliamo di sequenze sismiche a distanza di breve tempo, invece, come quelle di Amatrice e Visso, dobbiamo risalire al 1700. Nel 1703, precisamente, nella stessa area geografica, ci sono state due sequenze di terremoti: la prima nel territorio Umbro - Reatino, con due scosse di magnitudo superiore a 6 registrate il 14 gennaio e il 16 gennaio; la seconda, di magnitudo 6.7, il 2 febbraio nell'Aquilano, esattamente dopo due settimane. Questa volta si sono verificate a distanza di due mesi, ma rispetto ai tempi geologici non cambia molto.
Questo terremoto quindi si poteva in un certo modo prevedere?
Prevedere un terremoto è impossibile, lo sappiamo bene. Conoscendo le strutture di faglia, però, è possibile calcolare la probabilità di superamento di un certo livello di accelerazione del suolo in un certo periodo di tempo. In questo caso, ad esempio, partendo dallo studio della faglia del Monte Vettore, si poteva calcolare la probabilità che si verificassero eventi sismici su strutture di faglia adiacenti a quelle di Amatrice.
Nella mappa di pericolosità sismica dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, le zone dell'Appennino centrale oscillano tra il viola chiaro e scuro, ovvero al livello massimo.
Se parliamo di pericolosità sismica, sì, sono le più pericolose. La scala si esprime in termini di accelerazione massima del suolo con probabilità di superamento del 10% in 50 anni. Queste zone prevedono un valore che va dallo 0,25 allo 0,3 di accelerazione di gravità. Tanto per avere un'idea dell'entità, il terremoto di mercoledì ha superato lo 0,6. Non dobbiamo però fare confusione con il rischio sismico, sono cose ben diverse. Il rischio comprende anche i parametri della vulnerabilità e dell'esposizione delle strutture o degli edifici.
A proposito, ci saranno altre scosse di assestamento? Quali consigli si possono dare a chi vive nelle zone a rischio sismico?
Ci saranno repliche di magnitudo importante, che non dobbiamo chiamare scosse di assestamento. Dato che il territorio è ancora vulnerabile per via delle recenti scosse, è opportuno prestare la massima attenzione a mobili e suppellettili e prendere tutte le misure cautelative per evitare la caduta di oggetti pericolosi in casa. Per quanto riguarda le strutture, lascio la parola agli ingegneri.
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