Letta: "Il Pd è incrostato di maschilismo, serve una cura shock"
In attesa della nomina del nuovo capogruppo alla Camera, secondo il segretario Dem le quote rosa sono una "soluzione brutta ma necessaria" e per questo ha "scelto di proporre due capigruppo donna"
La situazione del Pd è "incrostata di un maschilismo per rompere il quale c'è bisogno di gesti forti". A dirlo è il segretario del partito, Enrico Letta, spiegando che per questo ha "scelto di proporre due capigruppo donna, che sono due vertici del Pd. Ma in questi giorni ho dovuto combattere contro le critiche". Allora, aggiunge, "c'è bisogno di una cura shock per un sistema anchilosato".
Quote rosa brutte ma necessarie - Oltre che del Pd in particolare, Letta ha parlato, in un'intervista sul sito del Corriere della Sera, anche dell'Italia come di un Paese "tutto al maschile". Per questo secondo lui, infatti, la guida dei gruppi parlamentari a due donne vuole essere "un messaggio al Paese, vorrei che se ne parlasse, che si aprisse un dibattito. Le quote rosa sono una soluzione assolutamente brutta ma necessaria, chi le critica deve darmi un'alternativa, se c'è", ha spiegato.
"I vertici apicali sono tutti al maschile" - Il Pd sta vivendo l'attesa della nomina del nuovo capogruppo alla Camera, discorso che si intreccia con la questione di genere posta dal segretario. Le critiche e l'ironia sulla quote rosa sono tipiche del benaltrismo italiano", ha ribadito. "Chi ha responsabilità deve prendere la decisione che ho preso io" e la "questione chiave sono i vertici: nelle posizioni apicali c'è sempre un uomo e non solo in politica. Prendete le università, ci sono tantissime professoresse eppure i rettori al 95 per cento sono maschi, prendete i media, i principali giornali italiani, i vertici apicali sono tutti al maschile", ha osservato Letta.
Il partito e le correnti - In un partito come il Pd inoltre esistono "legittime differenze di pensiero, ma è sbagliato che l'organizzazione delle correnti si sclerotizzi in un'organizzazione che occupa tutti gli spazi del partito". Letta ha quindo definito "sottostante" la questione delle correnti rispetto all'elezione della capogruppo alla Camera: "Serracchiani e Madia sono due persone molto libere, tutt'altro che ascrivibili a questa o quella corrente. E' un passaggio complicato, il confronto è naturale, io avrei toni meno forti, ma che ci sia una competizione è naturale. Il gruppo deciderà e chi vincerà avrà poi il sostegno di tutti. Io ho deciso di non intervenire nella decisione perché i gruppi sono autonomi rispetto ai partiti e il segretario non interviene".
Serracchiani: "Ricostruire il senso di appartenenza" - Alla vigilia dell'elezione della capogruppo, ha preso la parola anche una delle candidate Debora Serracchiani tramite una lettera inviata ai 90 deputati del Pd. "C'è da ricostruire un sentimento di appartenenza che sembra essersi smarrito nei rivoli di un individualismo e di un particolarismo esasperato e banale. A questo impegno desidero ispirare, se lo vorrete, il mio lavoro con voi", ha spiegato. "Perchè il nostro lavoro è qui, nel Parlamento della Repubblica, dove dobbiamo trovare il modo di far sentire ciascuno di noi protagonista. Dobbiamo in questo senso allargare la partecipazione, lavorare tutti e consentire a tutti di presentare all'esterno il faticoso lavoro svolto", ha concluso.
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