Ventuno persone sono finite in manette per associazione per delinquere, corruzione e tentata estorsione. Al centro dell'inchesta contratti di subappalto nei lavori di una tratta della TAV Milano-Genova, 6 Macrolotto dell'A3 Salerno-Reggio Calabria e della People Mover di Pisa. Tra gli arrestati c'è anche Giandomenico Monorchio, imprenditore e figlio dell'ex ragioniere generale dello Stato Andrea.
Giuseppe Lunardi, invece, figlio dell'ex ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, risulta indagato a piede libero.
Arresti in tutta Italia - L'attività investigativa, denominata "Amalgama" ha fatto scattare arresti nel Lazio, Lombardia, Piemonte, Liguria, Toscana, Abruzzo, Umbria e Calabria. L'indagine avrebbe ricostruito condotte illecite di un gruppo di persone costituito, organizzato e promosso dalla persona che, fino al 2015, è stato il direttore dei lavori nell'ambito delle tre opere pubbliche interessate e dal suo socio di fatto, un imprenditore calabrese del ramo delle costruzioni stradali.
Secondo gli investigatori, l'ex direttore dei lavori avrebbe "messo a disposizione la sua funzione pubblica per favorire alcune imprese impegnate a eseguire i lavori, ottenendo in cambio commesse e subappalti in favore di società riferibili di fatto a lui stesso e a un imprenditore calabrese". Inoltre, sarebbe stata accertata l'esistenza di rapporti corruttivi tra il direttore dei lavori con i vertici dei General Contractor che si occupano della realizzazione delle tre grandi opere pubbliche.
Le persone arrestate a Genova - Le 14 ordinanze di custodia cautelare eseguite dalla Gdf di Genova riguardano: Michele Longo ed Ettore Pagani, presidente e vicepresidente di Cociv; Pietro Paolo Marcheselli, ex presidente di Cociv; Maurizio Dionisi, imprenditore; Antonio e Giovanni Giugliano, imprenditori; Giuseppe Pretellese, tecnico che lavora nella impresa di Giugliano; Andrea Ottolin, funzionario Cociv; Giuliano Lorenzi, dipendente Cociv; Antonio Parri, dipendente Cociv; Giulio Frulloni; Marciano Ricci, imprenditore; Giampiero De Michelis, ingegnere; Domenico Gallo, imprenditore.
La mazzetta era la "paghetta" - I dirigenti Cociv cercavano di stare attenti quando ricevevano le mazzette, parlavano poco e abbassavano le tapparelle degli uffici. Ma le intercettazioni audio e video riprendevano tutto. Il 16 dicembre 2014 l'imprenditore Antonio Giugliano incontra l'allora presidente del Cociv Pier Paolo Marcheselli. L'imprenditore prende una busta dalla tasca e dice: "Ingegnè.... grazie mille... la paghetta....". Secondo i militari della guardia di finanza di Genova, l'imprenditore ha appena consegnato una mazzetta per aggiudicarsi un appalto. Poco prima, lo stesso Giugliano aveva consegnato un'altra busta a Maurizio Dionisi, responsabile appalti Cociv. Le telecamere riprendono lo scambio di una busta e subito dopo l'imprenditore che esce dalla stanza alzando entrambe le mani. Per gli inquirenti quel gesto significa che Giugliano ha consegnato 10mila euro. Il sistema delle mazzette era un sistema rodato, come emerge da una intercettazione tra De Michelis e sua moglie. "Là si dividono tutto... tutti si dividono... ognuno ha pigliato la parte sua...".
Cantone: "Valuteremo se commissariare gli appalti" - "Abbiamo già chiesto copia delle ordinanze cautelari e valuteremo se ci sono le condizioni per chiedere il commissariamento di alcuni appalti: se necessario, siamo pronti a farlo". Lo ha detto il presidente dell'Anac, Raffaele Cantone.
Pm: "Tangenti non più in denaro, ma in lavori" - Il responsabile dei lavori certificava la regolarità delle opere, a prescindere da come venivano eseguite. E lo faceva per avere in cambio subappalti e forniture a società che a lui facevano riferimento. "C'è una trasformazione della tangente da denaro ad assegnazione di lavori", sottolinea il procuratore aggiunto a Roma, Paolo Ielo, commentando i risultati dell'operazione contro il giro di corruzione in opere pubbliche.
Anche escort per ottenere gli appalti - Dall'inchiesta è inoltre emerso che, per aggiudicarsi gli appalti, gli imprenditori non pagavano soltanto tangenti ma offrivano anche prestazioni con escort. In particolare, la gara di appalto dei lavori per la galleria Vecchie Fornaci sarebbe stata assegnata a due società, la Europea 92 e la Cipa spa, in cambio di serate con prostitute oltre che mazzette. Un sistema oliato, secondo gli inquirenti, che andava avanti da almeno un anno e mezzo.
In azione anche la Gdf, Terzo Valico: episodi di corruzione su appalti per 324 milioni - La guardia di finanza ha eseguito 14 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di imprenditori e dirigenti, coinvolti, secondo quanto si apprende, nei lavori per la costruzione del Terzo Valico ferroviario Genova-Milano. Agli indagati vengono contestati, a vario titolo, i reati di corruzione, concussione e turbativa d'asta in relazione all'aggiudicazione di commesse per un valore di 324 milioni.
Contatti con la criminalità organizzata e metodi mafiosi - Secondo gli inquirenti del filone genovese alcuni indagati non avrebbero avuto remore a usare metodi di intimidazione mafiosa per portare a termine i propri affari. E' il caso, secondo il gip Cinzia Perroni, di Domenico Gallo che così sarebbe riuscito a convincere gli imprenditori ad acquistare i materiali inerti dalle proprie società. Nell'ordinanza di custodia cautelare si legge infatti come siano state riscontrate circostanze che "destano allarme in quanto Gallo risulta avere contatti con soggetti legati alla criminalità organizzata". Avrebbe partecipato alla cresima della figlia di Domenico Borrello, affiliato alla 'ndrina Barbaru U Castanu di Plati".