Diciannove anni sono trascorsi da quando Dario Fo veniva inaspettatamente premiato col Nobel per la Letteratura. E sembra quasi un "mistero buffo" che, poche ore dopo la sua scomparsa, lo stesso premio sia stato assegnato a Bob Dylan, un altro "irregolare" della cultura pop. Dal 1997 al 2016, da un giullare a un menestrello, il Nobel collega questi due grandi protagonisti sulle scene da oltre mezzo secolo.
Due "letterati" atipici, Fo e Dylan, che hanno fatto il primo del teatro, il secondo della musica, il loro campo d'azione preferito, ma la cui portata culturale va oltre il palcoscenico. Scrittori, poeti, intellettuali con svariati interessi, artisti (Fo amava dipingere, Dylan scolpisce), hanno saputo cogliere l'essenza del presente dando voce alle speranze di cambiamento. L'ironia, la satira, lo sbeffeggio hanno caratterizzato la carriera di Dario Fo, che però non cercava il gusto della risata fine a se stesso. "In tutta la mia vita non ho mai scritto per divertire e basta -affermava-. Ho sempre cercato di mettere dentro i miei testi quella crepa capace di mandare in crisi le certezze, di mettere in forse le opinioni, di suscitare indignazione, di aprire un po' le teste. Tutto il resto, la bellezza per la bellezza, non mi interessa". Amava la cultura popolare e si era reinventato una lingua, quel "grammelot" che sprofondava dolcemente tra i dialetti. Nel suo teatro, fatto anche di fisicità e canti, si rivedeva in quei giullari medievali che irridevano il potere e la religione.
Fortemente influenzato dalla storia e dalla letteratura americana è stato -ed è- Bob Dylan, che ha ridisegnato la figura del cantautore contemporaneo, praticamente inventato il folk-rock. Pacifista, impegnato politicamente contro le ingiustizie sociali, è stato definito un menestrello, un cantore di strada, un'altra figura che, come il giullare incarnato da Fo, riemerge dal passato per combattere, semplicemente imbracciando una chitarra, per un mondo migliore.
Dario Fo nel 1997 era stato premiato per aver "dileggiato il potere restituendo dignità agli oppressi", Bob Dylan riceve oggi il Nobel per "aver creato una nuova poetica espressiva all’interno della grande tradizione canora americana". Due motivazioni diverse ma che scambiate mantenendone il senso vanno bene l'una per l'altro.