Lo studio

Il contributo occupazionale delle coop

Secondo Confcooperative, da maggio ad agosto soltanto l'11% delle coop italiane ha diminuito la propria forza lavoro

Nel secondo quadrimestre del 2016 nove cooperative su dieci hanno mantenuto stabili o visto crescere la propria forza lavoro. Si tratta di un dato positivo che conferma l'importante ruolo delle coop italiane sul fronte occupazionale.

Secondo un'indagine realizzata dall'Ufficio Studi AGCI, dell'Area Studi Confcooperative e del Centro Studi Legacoop, il 70% delle cooperative è riuscito a mantenere i livelli occupazionali nel secondo quadrimestre dell'anno mentre il 19% ha assunto nuovo personale. Più bassa la quota delle coop che hanno diminuito invece la forza lavoro, pari all'11%.

Il rapporto osserva che il miglioramento della dinamica occupazionale coinvolge principalmente la cooperazione di servizi, il sociale e l'agroalimentare – trainato dalla componente stagionale –, mentre a livello territoriale non si risolvono le criticità nel Mezzogiorno.

Quello delle cooperative è un contributo che non è mai venuto meno, anche durante la crisi economica: secondo i dati rilasciati da Confcooperative nelle scorse settimane, contrariamente a quanto accaduto nel resto del Paese – durante la recessione il numero degli occupati è passato da 23.048.00 a 22.492.000 unità, riducendosi del 2,4% – i lavoratori impiegati nelle cooperative sono aumentati. Tra il 2007 e il 2015 i posti di lavoro creati dalle coop aderenti da Confcooperative (circa 19mila) sono stati oltre 48mila (+10,1%).

Le coop italiane sostengono che diversi fattori sono un ostacolo alla crescita. Come la domanda debole e i ritardi dei pagamenti della Pubblica amministrazione (PA) – il 90% delle cooperative non ha rilevato miglioramenti su tale fronte –, ritardi che in realtà non rappresentano un problema solo per le coop. Secondo una recente analisi CRIBIS D&B, soltanto il 13% delle imprese della PA italiana salda puntualmente quanto dovuto ai propri fornitori.