Vaccini anti-Covid, tre giovani su quattro si dicono favorevoli
Tra le ragioni che portano i ragazzi a volersi vaccinare c’è soprattutto la consapevolezza della gravità della situazione (38%) e del fatto che i vantaggi superino di gran lunga i rischi (23%)
Le nuove generazioni si schierano apertamente dalla parte della scienza per debellare il Covid-19. Circa il 75% dei giovani di età compresa tra gli 11 e i 30 anni, infatti, si dichiara a favore del vaccino anti-Covid, dando la propria disponibilità a sottoporsi alla somministrazione. È questo il dato principale che emerge da un sondaggio realizzato dal portale studentesco Skuola.net assieme al Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive dell’Università “Sapienza” di Roma, condotto nelle scorse settimane su un campione di 5.313 ragazzi.
Pochissimi sono assolutamente contrari
Sebbene, dunque, il dibattito sui vaccini apparentemente possa sembrare distante dai ragazzi tantissimi di loro interpretano come un 'dovere' l'immunizzazione da un virus che ha stravolto pure le loro vite. Entrando nel dettaglio delle risposte date, una volontà convinta alla vaccinazione viene espressa dal 54,6% dei rispondenti; mentre un altro 19,8% dichiara di essere tendenzialmente favorevole (pur manifestando ancora qualche dubbio). Il 10,1%, invece, al momento propende per il 'no' ma non esclude che, in futuro, potrebbe cambiare idea. E l'8,7% dice di non essersi ancora fatto un'opinione a riguardo. Alla fine, dunque, appena il 6,7% mostra l’assoluta intenzione di non sottoporsi al vaccino.
Dal vaccino più vantaggi che rischi
Cosa spinge così tanti giovani a prestare volentieri il braccio? Al primo posto c'è la consapevolezza della gravità della situazione (38%), che in molti casi hanno potuto toccare con mano attraverso le vicende di famigliari e conoscenti. Subito dopo viene la percezione che i benefici prodotti dai vari vaccini sin qui autorizzati superino di gran lunga i rischi (23%). Parecchi, però, lo farebbero soprattutto per avere una garanzia in più che i propri cari non si ammalino di Covid-19: a dirlo è il 21,5% dei favorevoli.
Il momento giusto? Per 1 su 3 anche domani
Interessante anche la tempistica con cui, questi, vorrebbero vaccinarsi. Poco meno della metà (47,9%) si candiderebbe non appena finita la fase di protezione delle persone più 'fragili' e del personale sanitario, considerata prioritaria. Ma poco più di un terzo (35,7%) non aspetterebbe così a lungo e sarebbe pronto a farlo anche domani. A tal proposito, a ribadire la forte attesa del vaccino che in parecchi avvertono, alla domanda “Se il vaccino non fosse gratuito, quanto saresti disposto a pagare per essere vaccinato contro il Covid-19?”, circa il 10% del campione dichiara che sarebbe disposto a sborsare qualunque cifra, pur di farlo al più presto.
Le ragioni dei giovani 'no-vax'
A cosa si appigliano, invece, i 'no-vax'? Quali motivazioni costruiscono una barriera contro la vaccinazione? La risposta più frequente (30,3%) si lega alla sicurezza del vaccino, di cui si è tanto discusso nell'ultimo periodo. Uno scetticismo nei confronti di quanto prodotto sinora dalla ricerca che si ripropone pure nell'altra tesi più diffusa tra i contrari (addotta dal 28.3%): la sensazione che il vaccino sia stato prodotto troppo in fretta.
Come ci si informa
Ma come si sono informati quelli che, ad oggi, hanno un'idea abbastanza definita sull’argomento? Quasi un terzo (31,1%) cita Internet come la fonte principale di notizie. A seguire ci sono la televisione (21,3%) e i giornali (12%). L'8,4% si è confrontato con genitori, parenti e amici. In coda, appaiati, due mondi lontanissimi come social network e medici, presi in considerazione rispettivamente dal 7,3% e dal 7,6% dei ragazzi under30.
I ragazzi vogliono tornare alla normalità
"Tre quarti dei giovani vorrebbero vaccinarsi contro il Covid. E la percentuale sfiora l'80% nella fascia d'età 11-17 anni. Un risultato che evidenzia quanto la tematica della prevenzione primaria attraverso l'immunizzazione interessi anche questa fascia di popolazione - sottolinea il professor Giuseppe La Torre del Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive dell’Università “Sapienza” di Roma - che ha sofferto in modo particolare gli effetti del lockdown, in termini di mancata frequentazione della scuola, riduzione o annullamento delle relazioni sociali. E allora ben venga la vaccinazione anti-Covid per tornare alla normalità".
Per la scuola è la sola via d'uscita
“Bene la precedenza alle categorie più a rischio, al personale medico e sanitario e a quello della scuola, ma si pensi seriamente a dare ai giovani l’opportunità di vaccinarsi il prima possibile. - sostiene Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net - Le nostre scuole e università sono state davvero chiuse troppo a lungo, rischiamo di creare un vuoto che difficilmente si potrà colmare. La vaccinazione dei giovani e degli studenti è e deve essere una priorità per una vera ripartenza: immunizzare i docenti ma non gli studenti porta comunque a uno stop delle lezioni in presenza. E se per settembre deve essere quasi un obbligo, magari prima dell’estate si potrebbe iniziare da chi deve affrontare gli esami di Stato”.
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