L'organizzazione no profit Human Rights Watch ha pubblicato un nuovo scioccante rapporto sui metodi di tortura utilizzati dalla Cia. Per la prima volta si parla di Cobalto, nome in codice di una misteriosa prigione americana in Afghanistan. A svelare i dettagli delle violenze perpetrate in quel luogo oscuro sono Ridha al-Najjar e Lofti El Gherissi, due prigionieri tenuti per quasi dieci anni in quella prigione: le accuse contro di loro non sono mai state provate.
A raccogliere le testimonianze dei due uomini è stata Laura Pitter, consulente anziano del Consiglio di sicurezza di Human Rights Watch. I due pur avendo passato quasi dieci anni nella stessa prigione non si sono mai incontrati. Anzi non hanno mai incontrato nessuno a parte i loro aguzzini ma le loro versioni di torture e vessazioni subite coincidono. Sono entrambi di origine tunisina e furono arrestati in Pakistan nel 2002. Risultano essere tra tra i primi prigionieri ad essere portati a Cobalto ed è proprio per questo che le loro storie sono così significative.
Al-Najjar fu tenuto incatenato a una sbarra sopra la sua testa per 22 ore al giorno per quasi tre mesi. L'uomo veniva liberato solo una volta al giorno per essere interrogato o sottoposto ad altre forme di tortura. Poi di nuovo la barra: il tutto accadeva nella più completa oscurità, con una musica assordante perennemente accesa mentre lui nudo, con indosso solo un pannolone, cercava di resistere.
El Gherissi, invece, veniva rinchiuso in una bara: anche lui usciva solo per essere vittima di altre sevizie. Su di lui praticavano il waterboarding - quando si immobilizza qualcuno con i piedi più in alto della testa e gli si versa acqua sul viso coperto da un panno -, docce con acqua gelata o vasche riempite di ghiaccio in cui veniva immerso mentre era immobilizzato ad un asse. Poi veniva picchiato con un bastone.
Dal 2001, anno dell'attaco alle Torri Gemelle, i metodi utilizzati dalla Cia nei confronti dei prigionieri divvenero sempre più volenti e molte organizzazioni umanitarie ne denunciarono la brutualità. Per questo nel dicembre 2014 la Commissione di controllo dei servizi segreti del Senato americano diffuse il rapporto sulle torture della Cia ma i documenti fin dall'inizio risultarono inaccurati e pieni di lacune. Ed ora gli errori di quel documento aumentano.
I due uomini non furono accusati formalmente: nel rapporto del Senato si sospetta di Al-Najjar come una guardia del corpo di Osama bin laden mentre El Gherissi sarebbe un membro di Al- Qaeda. Contro di loro non fu mai trovata nessuna prova ed è per questo che dopo dieci anni vennero rilasciati. Solo che loro, quelle accuse, le negarono fin dal primo giorno.
Ai due veniva anche mostrata una sedia elettrica che però non venne mai usata: era solo un metodo per spaventarli. Nessuno riceveva abbastanza cibo o acqua e quello che gli veniva portato erano pieno di mozziconi di sigaretta, capelli o sporco. Al-Najjar perse 50 chili. I medici, in tutto questo, non intervennero mai: li visitavano, gli davano qualche flebo o iniezione per farli sopravvivere ma poi davano il via libera ai loro aguzzini.
Oggi, quattordici anni dopo essere stati portati per la prima volta a Cobalto, i due uomini sono liberi ma la loro vita non è mai riiniziata davvero: a causa delle loro condizioni fisiche non possono lavorare o provvedere a loro stessi. Al-Najjia subì fratture all'anca, caviglie e schiena che lo hanno lasciato con un dolore cronico costante. Ha problemi al fegato e danni alle orecchie. Vive con sua sorella: "Lei ha già cinque figli, io sono il sesto", ha affermato durante l'intervista.
El Gherissi è indigente: vive in una casa senza porte o pavimenti condividendo una stanza con la madre anziana. Non riesce a dormire ed è rimasto parzialmente cieco: non ha mai potuto permettersi un medico. La giustizia per loro non è mai arrivata e nessuno ha mai risposto per le sevizie subite per ben dieci anni: sono stati lasciati soli, ancora una volta, in un buio perenne.