Una svista da 100mila euro, anzi, per la precisione 96.730. E così per un agente di commercio di Pordenone l’auto-compilazione online dell’F24 per pagare l’Iva trimestrale si è trasformata in una tragedia. Un importo nella norma, per un professionista che opera nel settore delle forniture di caffè: 967,30 euro. Ma in un attimo quella virgola diventa un punto, messo al posto sbagliato: 96.730 euro, clicca, invia, stampa. Poi la scoperta dell'errore e il tentativo, finora vano, di correre ai ripari. Dai funzionari dell’Agenzia delle Entrate la doccia fredda: nessun rimborso immediato, ma la "garanzia" di una compensazione dei futuri debiti. Tradotto significa che serviranno circa 25 anni per pareggiare i conti con lo Stato.
"Quanto accaduto ha dell’incredibile – racconta Luca Schiavon a La Stampa - nella mia intera carriera professionale non ho mai avuto così tanto denaro disponibile nel conto corrente. È accaduto che di recente avessi venduto un immobile e mi stessi guardando attorno per decidere come investire il ricavato. Senza quei soldi, il sistema automatico avrebbe rifiutato il pagamento, per mancanza di liquidità, e mi sarei accorto di quel maledetto punto al posto della virgola".
Il bello è che per i funzionari del Fisco non c'è nessuna anomalia: "Il sistema dei rimborsi è standardizzato - spiega Antonio Cucinotta, direttore dell’Agenzia di Pordenone - e noi non possiamo interpretarlo. Tanto più che la dichiarazione sul 2016 sarà disponibile solo il prossimo anno e unicamente in quel momento sarà possibile confermare la veridicità delle affermazioni del contribuente su quanto deve effettivamente all’Erario". Però, rassicura, "nessuno si terrà i suoi soldi. Mal che vada compenserà debiti e crediti futuri".
Magra consolazione per un professionista di 52 anni: fatti due calcoli, al ritmo attuale, finirà di intascare il suo denaro alla soglia degli 80 anni.