La Banca centrale europea potrebbe avviare il ritiro progressivo degli acquisti di Bond prima della conclusione del programma di quantitative easing, al ritmo di 10 miliardi di euro al mese. Lo scrive l'agenzia Bloomberg, citando funzionari della Bce. Ma proprio Francoforte smentisce le indiscrezioni: "Il Consiglio direttivo - si legge in una nota - non ha discusso di questi argomenti".
Il solo accenno al "tapering" ha gelato i mercati insinuando il sospetto che la Bce stia effettivamente iniziando a pianificare la sua exit strategy e che l'indiscrezione sia stata fatta filtrare ad arte anche per accompagnare le manovre della Federal Reserve: tra meno di un mese la Fed dovrebbe varare la stretta sui tassi mentre tutte le altre maggiori banche centrali continuano sulla strada iper- espansiva.
E l'idea che ora anche la Bce inizi a pensare di rientrare nei ranghi può essere un buon assist e aiutare a minimizzare rischi di distorsioni. Così a poco sembra essere servita la postilla con cui le fonti dell'indiscrezione spiegano che la tempistica di un eventuale "tapering" dipende dall'andamento delle prospettive dell'economia e che comunque non è escluso che il piano di quantitative easing possa essere esteso e marciare a pieno ritmo con acquisti di titoli per 80 miliardi mensili.
Lo stesso Mario Draghi ha più volte ripetuto come un mantra che il Qe sarebbe durato "almeno" fino a marzo 2017 "o oltre se necessario" e comunque fino a quando non si vedrà una correzione significativa dell'inflazione accanto a segnali di miglioramento dell'economia. E se si considerano i prezzi anemici e la ripresa sempre a rischio, per il mercato appariva quasi scontato non solo lo scenario di una estensione del piano di stimolo monetario, ma anche la possibilità di un ulteriore ampliamento.
Ora, invece, appare inevitabile rifare i calcoli e non resta che aspettare la riunione di politica monetaria della Bce del 20 ottobre per i nuovi indizi che Draghi farà emergere durante la conferenza stampa.