CACCIA ALL'UOMO

Roma, l'australiana violentata racconta la sua notte da incubo

La vittima dello stupro racconta al "Messaggero" la sua notte da incubo. "Avrei dovuto essere già a casa. Spero tanto che lo prendano"

"Dovevo ripartire oggi per tornare in Australia e invece sono ancora qui, in un letto d'ospedale, dopo una notte da incubo". La donna di 49 anni che a Roma è stata rapinata, picchiata e violentata racconta al "Messaggero" la terribile esperienza da una stanza del pronto soccorso del San Giovanni di Roma. Chiede: "Avvertite mia figlia, per favore". Identificato l'aggressore: è un cittadino dell'Est.

Gli agenti della squadra mobile, dopo aver visionato le telecamere di sorveglianza e ascoltato vittime e testimoni, sono riusciti a risalire all'identità dell'uomo, a cui ora si dà la caccia.

"Spero che prendano chi mi ha fatto tutto questo - dice l'australiana -, ma adesso vorrei solo parlare con mia figlia. E' dall'altra parte del mondo ed è l'unica persona che vorrei tanto fosse qui con me". In Italia la donna era venuta con un amico, che però l'aveva preceduta sulla via del ritorno. E adesso sta malissimo dopo l'aggressione selvaggia nei pressi della stazione Termini, con il viso gonfio per le botte e il corpo dolorante per le botte, i calci e i pugni. "Sto malissimo - ricorda -. Mi hanno picchiato brutalmente. Non mi davano tregua. Il viso, il naso, l'occhio sinistro. Sono a pezzi. E poi quello che mi hanno fatto, non ci posso pensare. Spero tanto che li prendano".

Il racconto - Quella notte maledetta la donna doveva rientrare nel suo hotel ma non riusciva a trovare la strada e ha chiesto indicazioni a un uomo, che si è offerto di accompagnarla. "L'ho seguito, poi è sbucato qualcun altro - dice -. Mi hanno spinto in un posto appartato, in una specie di baracca". E per lei ha avuto inizio l'orrore. "Mi hanno afferrato per un braccio, mi hanno trascinato e preso a botte. Erano una furia. Un primo colpo in piena faccia mi ha stordito. Mi hanno gettato a terra, mi hanno strappato gli orecchini con violenza, la collana che indossavo, sfilato con la forza l’orologio dal polso, ho ancora tutti i segni. E dopo mi hanno fatto quello che hanno fatto, hanno abusato di me, è stato orribile".

Gli aggressori erano romeni, continua, "non so quanti erano. Mi hanno portato via tutto. Erano belve". Un passante ha avvertito la polizia e la donna è stata soccorsa. "Adesso vorrei solo parlare con mia figlia. Non ho più il cellulare. Trovatela, per favore".