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Nuovo sito di escort, ma le donne sono tutte morte

L'obiettivo è quello di sensibilizzare i clienti su come al di là delle immagini sexy ci siano solo donne sfruttate e uccise

Girls of Paradise, un sito che, a prima vista, lascia ben poco all'immaginazione. Sembra essere un qualsiasi portale di escort, ma in realtà le ragazze "vendute" sono tutte morte e in modo violento. A gestirlo infatti c'è il Mouvemente du Nid, un'associazione che si batte contro la prostituzione: cliccando sull'immagine di una donna seminuda si apre la finestra della chat, ma al posto della ragazza scelta c'è un operatore dell'associazione che racconta la fine fatta da quella ragazza nella vita reale. L'obiettivo è sensibilizzare i clienti sullo sfruttamento delle donne.

Chi si collega al sito trova Ines (mora e occhi scuri), Julia (bionda e seducente) oppure  Sybille (capelli ricci e ribelli). Le donne dallo schermo provocano con le loro pose ammiccanti e gli sguardi languidi: appena l'utente compra il servizio, ecco la sorpresa. Via telefono si sente dire: "Cerchi Ines? No, non c'è. E' stata uccisa da un cliente l'altra notte". Sulla chat, invece delle immagini erotiche richieste, vengono inviate le foto della donna con il volto tumefatto, il corpo pieno di lividi e la didascalia   "E' stata uccisa con un tirapugni".

Lo scopo della campagna, creata con l'aiuto della agenzia pubblicitaria McCann, è convincere i clienti sul fatto che le ragazze  non sono pezzi di carne, ma persone la cui vita è stata rovinata da uomini che le usano come oggetti per i loro capricci. 

"Vogliamo far capire le conseguenze delle loro azioni", dice il video promotore dell'iniziativa. Sono infatti i clienti ad alimentare l 'industria del prostituzione diventando complici degli aguzzini di queste donne.

Dopo poche ore dalla messa online del sito erano già state fatte tremila telefonate: un numero impressionante considerando anche che il 6 aprile scorso è stata emanata in Francia la prima legge a livello nazionale che punisce i fruitori del commercio sessuale. Attualmente il sito è ancora online mostrando le vite di dolore e di paura che le donne hanno dovuto subire.

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