E' morto al Policlinico Gemelli di Roma Enrico Vaime. Considerato uno dei più grandi autori radiofonici e televisivi, aveva 85 anni. Alla Rai dal 1960, ha firmato per la tv circa 200 programmi, fra cui i varietà Quelli della domenica (1968), Canzonissima '68 e '69, Fantastico '88 e, con Maurizio Costanzo, Memorie dal bianco e nero (Rai Uno). Proprio con Costanzo la sua ultima esperienza sul piccolo schermo, S'è fatta notte, dal 2012 al 2016.
Nella sua lunghissima carriera ha spaziato in vari generi, scrivendo sceneggiature per serie televisive e anche numerosi musical teatrali, soprattutto per Garinei e Giovannini. In radio ha collaborato a centinaia di programmi e per decenni ha condotto Black Out, su Radio2 il sabato e la domenica mattina. Negli anni più recenti era spesso ospite di talk-show in cui ammaliava il pubblico con la sua sagacia e la tagliente ironia.
"Enrico Vaime era la persona più bella, colta e intelligente del mondo", lo ricorda su Twitter l'autore televisivo Fabio Di Iorio. "Non c'è più e siamo tutti tanto più poveri. Un abbraccio infinito a Monica e a tutta la famiglia". Nella sua lunga carriera, Vaime ha pubblicato anche numerosi libri, fra cui Amare significa, Tutti possono arricchire tranne i poveri, Le braghe del padrone, Perdere la testa, Non contate su di me, Black Out, Quando la rucola non c'era, I cretini non sono quelli di una volta e Anche a costo di mentire, Gente per bene - Quasi un'autobiografia.
Costanzo: "addio amico, ironico e straordinario" "E' morto uno dei miei più cari amici, abbiamo lavorato insieme vent'anni", sospira Maurizio Costanzo ricordando Vaime. "Stava male da un po', almeno da un paio di anni: sono sempre rimasto in contatto con la famiglia, con la moglie, l'ho sentito l'ultima volta quindici giorni fa". "Mi dispiace tanto - sottolinea Costanzo - anche perché eravamo un bel gruppo, io, Enrico, Marcello Marchesi, Italo Terzoli. Erano gli anni dei grandi varietà, dei sabati sera di Rai1. Enrico era straordinario, la sua cifra era l'elegante ironia. Era la persona più ironica che abbia conosciuto, indovinava la battuta disarmante anche davanti a un fatto clamoroso. Marcello Marchesi diceva che quando Enrico si passava un dito nel collo della camicia, stava per tirare fuori una battuta".