DOPO IL NO DEL CAMPIDOGLIO

Roma 2024, Malagò: formalmente non è finita, ma sostanzialmente sì

"Questa amministrazione comunale aveva il diritto e il dovere di supervisionare", ricorda il numero uno del Coni. Il deputato M5s Alessandro Di Battista: "E' un coatto, fa minacce"

"Formalmente non è finita, ma nella sostanza quando un'amministrazione comunale fa venire meno la candidatura è chiaro che questo non è visto bene dalla comunità internazionale". Così  Giovanni Malagò (numero uno del Coni) il giorno dopo il no del sindaco Virginia Raggi alla candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024. "Teoricamente ci sono diversi piani B, ma non è la strada giusta. Perderemmo credibilità". Anche Renzi conferma: "Vicenda chiusa".

Renzi: "Discorso finito, niente Giochi" - E anche il premier la pensa così. "Credo che sia chiusa - dice a "Otto e mezzo" -, dipenderà dal consiglio comunale ma se il sindaco ha scelto il no, immagino che la maggioranza sia con lei. Nessuno intende fare le Olimpiadi contro le amministrazioni comunali".

Malagò: "Avevamo invitato il sindaco a governare il processo" - "Oggi qualsiasi opera pubblica richiede un investimento, questa amministrazione comunale aveva il diritto e il dovere di supervisionare. Alla Raggi abbiamo detto: assumiti la governance e governa il processo", ricorda ai microfoni di Radio1. Sui soldi spesi e su un eventuale danno erariale chiarisce: "Dovremo rimandare la domanda a chi sta bloccando una candidatura".

"Ci adegueremo a una decisione che consideriamo ingiusta" - A margine della cerimonia per il logo degli Europei di calcio 2020, Malagò ha dichiarato: "In passato ci sono stati Paesi che hanno continuato a sostenere la candidatura quando ci sono stati problemi con i comuni: hanno sostituito con un commissario le prassi tradizionali. Ma io dal primo giorno ho sostenuto che questa non sia la strada giusta". "Non lo vogliamo fare - ha proseguito il presidente del Coni -, con molto rispetto ci adegueremo a una decisione che consideriamo profondamente ingiusta".

"Trasparenza, spese sono online" - Sulla questione soldi già spesi per la candidatura, il presidente del Coni sottolinea di essere "un ente pubblico, tutte le spese sono online, e si tratta di fondi del governo. Dico che se qualcuno chiede, e qualcuno potrebbe chiederlo, perché questi soldi sono stati spesi è chiaro che dovremo rimandare la domanda a chi sta bloccando una candidatura, visto che tuttora siamo ufficialmente candidati con il sostegno formale di tutti. In ogni caso, se si vuole controllare come sono stati spesi fin qui i soldi in qualsiasi momento si può fare".

L'anticamera dal sindaco - Poi sull'attesa, vana, nell'anticamera del sindaco di Roma, Malagò sottolinea: "Speravo che l'amministrazione comunale di Roma prendesse con slancio questa occasione perché allo sport interessa organizzare bene un evento e poi dare anche una mano alla città. D'altra parte, qualsiasi opera pubblica oggi richiede un investimento. Noi abbiamo presentato un progetto che desse speranza e obiettivo ai giovani. Referendum? Andava fatto prima, ma non abbiamo problemi a confrontarci, anche perché sappiamo benissimo che i numeri sono a nostro favore. I numeri che vengono sventolati sui costi e le incidenze, riguardano le edizioni del passato, noi siamo candidati perché sono cambiate le regole del gioco della candidatura".

Di Battista: Malagò è coatto, fa minacce - "Malagò ha detto alla Raggi: 'Le consiglio di non presentare la mozione perché gli amministratori che firmeranno quella delibera dovranno assumersi le loro responsabilità'. Se non sapessimo che si tratta di parole di un semplice coatto potremmo quasi scambiarle per una minaccia". Lo scrive su Facebook Alessandro Di Battista, membro del direttorio M5s.