Tiziana Cantone, la 31enne di Casalnuovo che si è tolta la vita martedì scorso, aveva fatto più di una denuncia nei confronti di chi aveva diffuso in Rete i video hard, ma i filmati continuavano a circolare. Sedici mesi fa, interrogata dai pubblici ministeri, aveva fatto i nomi e cognomi di quattro uomini conosciuti sui social network - indagati poi per diffamazione - raccontando di aver inviato loro 6 video. Dopo quanto accaduto, la Procura ha aperto anche un fascicolo per istigazione al suicidio.
Dal momento in cui le immagini erano finite su Internet a sua insaputa, la vita di Tiziana era diventata un inferno. Il suo legale aveva chiesto la rimozione dei video e il sequestro del sito su cui erano stati pubblicati, ma la richiesta era stata inizialmente rigettata con la motivazione che migliaia di utenti avevano già scaricato e inserito quei filmati su altri portali.
La 31enne non voleva più uscire di casa perché veniva offesa e derisa. Solo qualche giorno fa, il Tribunale di Napoli Nord le aveva dato ragione, condannandola però a pagare 20 mila euro di spese legali. Sfiduciata, caduta in un profondo stato di depressione, si è impiccata martedì scorso nella cantina della sua casa a Mugnano, dove si era rifugiata per fuggire dalla vergogna. Mercoledì, poco prima dei suoi funerali, la mamma ha avuto un malore e, una volta uscita dalla chiesa, ha chiesto di fermare la violenza sul web.