TELEBESTIARIO

Il caso inumano di "Andiamo a comandare in tv"

TELEBESTIARIO di Francesco Specchia

I tormentoni estivi dalla semantica fragile sono una delle cose che mi ossessionano da quando da ragazzino, impazzivo, inspiegabilmente, per i Righeira di "Vamos a la Paya". Ho sempre considerato l’insulsaggine del refrain d’agosto, col suo inevitabile strascico di settembre il metro dell’intelligenza dell’essere umano. Nelle menti semplici, le sinapsi, in un certo periodo dell’anno scatenano fuochi d’artificio di’idiozia devastante. Certo, è meglio che drogarsi o rapinare una banca, ma ciò mi incute un’innaturale irrequietezza.

Mosso da curiosità sociologica da qualche settimana, sul canale di Rtl 102.5 mi inoculo dosi massicce di "Andiamo a comandare" il video di tal Fabio Rovazzi di Lambrate, classe 84, youtuber sposorizzato da Fedez e JAx (nel video fanno un cameo), che ha raggiunto 43 milioni di visualizzazioni in Internet, proclamato "tormentone dell’estate". In "Andiamo a comandare" c'è un ragazzino macilento con i baffi da carabiniere, il Rovazzi appunto, che in letto d’ospedale incontra il medico, Fedez, che gli trova alti i valori dell’”andare a comandare”. Dopodiché, il ragazzo viene preso da una sorta di momentanea crisi epilettica in tutti i luoghi –una discoteca, in strada, al ristorante su un trattore (ritornello: “Col trattore in tangenziale andiamo a comandare”)- accompagnante da un tambureggiante suono elettronico. La canzone continua così per qualche minuto, poi fine. Sempre coll’”unz-unz” da discoteca in sottofondo.

E s'è talmente innervata nel tessuto culturale degli under 18 che la sua parodia, "Andiamo a scorreggiare", firmata da Manuel Aski, migliore dell’originale, ha superato i 2 milioni di visualizzazioni. Ora, mi sono sforzato di capire il perché. Ho tentato di interpretare che sotto il “comandare” vi fosse una metafora sciasciana ("cumannari è mugghi di futtiri"). O che si trattasse di un guizzo di rivolta contro le operazioni commerciali, ma il Rovazzi stesso è una squisita operazione commerciale. O che, perfino ci fosse tra le pieghe del tormentone, un messaggio ipnotico subliminale, una litania diabolica recitata a supervelocità all'incontrario. Ma nulla, non ho trovato risposta. Alla fine ho realizzato che si tratti solo una puttanata di successo, da utilizzare come metro d’intelligenza per scremare i rapporti sociali. Solo che ieri l’ho sentita canticchiare in bagno. Non era la radio, era mio figlio di anni cinque. Ho chiamato il Telefono Azzurro…