HA SCELTO DI ISOLARSI DA TUTTO IL MONDO

Hikikomori, Andrea da sei anni non esce di casa per sua scelta

La storia di una ragazza che si è autoesclusa dal nostro mondo: “Sono cresciuta in una famiglia problematica - scrive - L'impotenza che provi davanti a determinate situazioni uccide”. E a Tgcom24 ammette: “Vorrei aprire quella porta ma ho paura”

di Sauro Legramandi

Andrea ha il cielo in una stanza. Il suo cielo è giallo, della stessa tinta delle quattro mura che dividono lei dal resto del mondo. Andrea ha 22 anni, non ha scelto lei il colore giallo e dal 2010 non trascorre una giornata intera all’aria aperta. Niente e nessuno glielo impedisce: non ha una malattia invalidante, non sconta nessuna condanna detentiva e non scappa da qualcosa o qualcuno. O forse sì: Andrea (il nome è di fantasia) fugge da un mondo che non capisce e che non l’ha capita.

Lei è una hikikomori, termine giapponese adattato a chi deliberatamente sceglie di isolarsi da ciò che lo circonda. E’ una delle forme più estreme e incomprensibili di auto-esclusione: niente contatti umani, niente ora d’aria e rapporti “sociali” vissuti da dietro la porta della stanza o dietro una tastiera.

Non si tratta di una mosca bianca: in Italia sono diverse migliaia gli hikikomori che si rinchiudono 24 ore al giorno, sette giorni su sette. "Hikikomori Italia" è un blog che cerca di dar loro voce. Impresa quasi impossibile: il forum è uno spioncino su un mondo non troppo lontano da tutti noi. Una madre racconta di un “figlio italianissimo, del Nord, che ha 16 anni ed è chiuso in camera da quasi due. Non legge, non va su Internet. Niente cellulare, esce di notte per mangiare quando tutti dormono. Se c’è qualcuno in giro per casa dà in escandescenze e sbatte nella sua cameretta”.

E poi c’è la storia di Andrea (nata al sud ma da 17 anni trasferitasi al nord), postata in una sera di metà agosto. “La mia autoreclusione è iniziata quando avevo 16 anni. Non frequentavo il liceo, avevo perso le amicizie e non avevo nessun obbiettivo - inizia il suo racconto - Sono cresciuta in una famiglia problematica. So che lo sono tutte, ma credo che la mia sia una tra quelle un po' più complesse. Nella massa si perde, ma per me che la vivo ogni giorno ha un impatto diverso”.

Parole pesanti come macigni sia se scritte di getto che ragionate una dopo l’altra. “L'impotenza che provi davanti a determinate situazioni uccide. Decisi - prosegue - di non frequentare il liceo per problemi di salute che erano anche motivo di scherno. Non mi sento una vittima di bullismo, ma di persone idiote e ignoranti”.

Andrea che si definisce “inadatta, incapace, stupida e di troppo” ha aperto una feritoia nella barriera tra lei e il mondo, un varco reso possibile proprio dall'amministratore del blog "Hikikomori Italia". Il botta e risposta che segue è stringato, diretto, mischiando la voglia di parlare e alla paura nei confronti di chi sta leggendo.

Buongiorno Andrea, nel tuo post scrivi che a 14 anni il tuo “unico interesse era restare fuori dalle mura domestiche”: adesso dalle mura domestiche non esci di più. Sei cambiata tu o è cambiato quello che c’era/ c’è in casa tua?
“Sono cambiata io ed è cambiata anche la situazione in casa mia. A dire il vero, entrambe mutano spesso, tranne per alcune cose che oscillano tra il migliorare ed il peggiorare”

L’amica che ti ospitava a casa sua conosce la tua situazione attuale? Siete ancora in contatto?
“Non sono più in contatto con questa persona e non conosce la mia situazione attuale”

Da quanto tempo non passi un’intera giornata all’aperto? Da quanto non c’è uno di quelli che tu chiami “casi eccezionali” per costringerti ad uscire?
“Direi… da sei anni. Un’uscita costretta l’ho fatta qualche mese fa. E presto dovrò farne un'altra”

Cosa cambieresti del tuo passato?
“Il mio modo di pensare”

Da 1 a 10 quanto ti manca una passeggiata con un’amica, una pizza in compagnia o una gita al mare e/o montagna?
“Dieci”

Se la mancanza è così forte, cosa ti blocca dall'aprire la porta per farti almeno una passeggiata?
“Per dare una sola risposta: la paura”

Le pareti della tua stanza racchiudono il tuo mondo. Me le descrivi?
“Non c'è nulla sulle pareti della mia stanza e sono di un colore che non amo, il giallo. Per precisare, non è solo la mia camera, la condivido”

Premesso che vivere isolati non significa essere automaticamente essere dipendenti da Internet, quante ore passi connessa? Giochi? Hai una o più identità virtuali?
“Per fare una stima direi cinque ore e per lo più la sera. Non gioco molto online. Nei videogame non uso il mio nome”

Hai profili sui social network?
”Ne ho uno su Facebook, ma non è reale.  Lo uso per seguire dei personaggi che mi interessano, come i musicisti. Che tipo di musica? Inteso come genere, direi qualsiasi, ma ho sempre avuto una preferenza per il Rock,  Symphonic Rock, Pop Rock ecc. Mi piacciono molti artisti, ma elencarli tutti sarebbe complicato, anche perché ne "scopro" sempre di nuovi.”

Hai altri account su Facebook o su Twitter? Uno per la musica, uno per chattare, una per far conoscenza...?
“Oltre FB ho Skype, ma non lo uso mai. La registrazione è stata fatta con il mio vero nome.”

Com’è la tua giornata tipo, un giorno qualunque tra Internet, libri e tv?
”Non esiste una mia giornata tipo. Per esistere avrei bisogno di equilibrio, soprattutto emotivo. Mi piace leggere, ma non lo faccio praticamente mai. Da quando ho Internet non guardo molta tv, se non durante pranzo e cena”

Fatto salvo che i confini dei termini sono soggettivi, ti consideri una ragazza normale o comune?
“Nella normalità non mi sento proprio di rientrarci, ma penso di essere comune per alcuni aspetti”

Per uscire e vivere deve evidentemente cambiare qualcosa. Il cambiamento decisivo deve avvenire dentro di te o attorno a te?
“La situazione attorno a me non credo che possa cambiare tanto da potermi regalare un minimo di tranquillità. Il cambiamento decisivo deve avvenire dentro di me e solo allora potrò cambiare anche quello che mi circonda”