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Referendum, ambasciatore Usa: vittoria no sarebbe un passo indietro

Sul piede di guerra tutto il fronte del No. Dalla Lega che chiede un intervento di Mattarella, al M5s che lamenta una "grave ingerenza" negli affari interni del Paese

"La vittoria del 'no' al referendum sulla riforma costituzionale sarebbe un passo indietro per gli investimenti stranieri in Italia". Lo ha detto l'ambasciatore Usa, John Phillips, intervenendo a un incontro sulle relazioni transatlantiche a Roma. "La decisione spetta all'Italia", ma "per attrarre gli investitori il Paese deve garantire maggiore stabilità politica, e la riforma la garantirebbe". Dopo la presa di posizione, esplode la polemica.

Bersani: "Cose da non credere" - Tra le prime reazioni alla presa di posizione del diplomatico Usa arriva quella di Pier Luigi Bersani: "Le parole dell'ambasciatore americano sono cose da non credere. Per chi ci prendono?".

Lega: "Mattarella ritiri il gradimento all'ambasciatore" - Ma le parole dell'ambasciatore Usa suscitano una secca reazione un po' di tutto il fronte del No, che si appella a Sergio Mattarella chiedendogli di considerare addirittura, come fa il senatore leghista Roberto Calderoli, se non sia il caso di ritirare il gradimento all'ambasciatore. Attacca anche il leader del Carroccio, Matteo Salvini. "Si faccia gli affari suoi - dice - e non interferisca, come troppe volte è già accaduto in passato, nelle vicende interne italiane".

Brunetta: "Mattarella e Renzi intervengano: sono presidente e premier di tutti gli italiani" - Ad appellarsi al presidente della Repubblica è anche Forza Italia che accusa Phillips di "ingerenza inaccettabile". Il capogruppo azzurro alla Camera, Renato Brunetta, si augura che tali parole siano "precisate e auspicabilmente rettificate". "Chiediamo, ad ogni modo, una parola in merito - aggiunge - da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e da parte del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che fino a prova contraria è il premier di tutti gli italiani e che quindi ha il dovere di garantire, a livello internazionale, l'onorabilità e la libertà del Paese e dei loro cittadini".

Sulla stessa linea la leader di Fdi, Giorgia Meloni. "Renzi - sostiene - dimostri di non essere un inutile fantoccio e pretenda le scuse immediate e formali da parte degli Usa. Renzi viene pagato dagli italiani per difendere la sovranità nazionale, non per fare il lacchè di lobby e grande aziende".

M5s: "Grave ingerenze negli affari di un altro Paese" - Infine arriva anche la replica del Movimento 5 Stelle. "Quello dell'ambasciatore statunitense a Roma - affermano i pentastellati - ci sembra un intervento irrituale e appare come una grave ingerenza negli affari interni di un altro Paese".

Per Alessandro Di Battista quella dell'ambasciatore americano "è un'ingerenza piuttosto sguaiata e molto grave. Gli americani sono i nostri alleati non sono nostri pro-consoli. Vorrei chiedere all'ambasciatore se rappresenta il popolo americano o l'interesse di qualche banca di affari come la Jp Morgan. Noi siamo alleati, non sudditi".

Fitch: "Con la vittoria del 'no' a rischio il rating italiano" - Ma non è solo l'ambasciata statunitense a "votare" Sì al referendum. Anche l'agenzia americana di rating Fitch è intervenuta in merito: "Ogni turbolenza politica o problemi nel settore bancario che si possano ripercuotere sull'economia reale o sul debito pubblico, potrebbe portare a un intervento negativo sul rating dell'Italia", ha affermato il responsabile rating sovrani per Europa e Medio Oriente Edward Parker, a una conferenza a Londra. "Se vincesse il 'no' al referendum, lo vedremmo come uno shock negativo per l'economia e il merito di credito italiano", ha dichiarato.

Di Maio: "La riforma è un attentato alla democrazia, Renzi come Pinochet" - Sul referendum si gioca però anche un'altra polemica, innescata da un post su Facebook in cui Luigi Di Maio (M5S) attacca Renzi. "Parla di modifiche alla nostra Costituzione. Un premier mai passato per il voto, che non ha mai presentato un programma elettorale agli elettori e che è a capo di una maggioranza eletta con una legge dichiarata incostituzionale".

"Il referendum di ottobre, novembre o dicembre (ci faccia sapere la data, quando gli farà comodo) lui stesso lo sta facendo diventare un voto sul suo personaggio che ha occupato con arroganza la cosa pubblica, come ai tempi di Pinochet in Cile. E sappiamo come è finita. Noi continueremo a raccontare i pericoli della Riforma Costituzionale, il nostro obiettivo è salvare la Carta fondamentale del Paese dalle sue oscene modifiche. Questa non è una riforma, è un attentato alla democrazia".

Lotti: "Squallido il paragone con la dittatura" - La replica alle parole di Di Maio arriva dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Luca Lotti, che su Twitter scrive: "Attaccare il premier è legittimo. Paragonare l'Italia ad una dittatura è squallido. #DiMaio piccolo uomo".

Ministro Orlando: "Da ambasciatore Usa solo consiglio paese amico" - "Vorrei relativizzare queste parole: si tratta solo di un consiglio di un paese amico, un tratto di riflessione da non mettere al centro della discussione". Così il guardasigilli Andrea Orlando commenta le parole dell'ambasciatore Usa in Italia. "Il popolo italiano - aggiunge parlando alla Festa dell'Unità di Roma - è abbastanza maturo da tenere conto di queste parole nella giusta misura".

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