una sera nella capitale...

A noi sta' Roma ce va bene così!

di Mario De Scalzi

E' sera a Roma. E spira un piacevole ponentino che sa di golosi olezzi. Fritto di baccalà, cibo cinese, spezie esotiche, caffè, pizza al taglio, mortadella... I due amici si incontrano durante la solita passeggiatina che prelude a una notte di baldorie. "Certo che co' sta Raggi a noi c'è andata di lusso - dice il primo - pensa se davvero si fossero messi subito al lavoro per cambià sta città…”.

“Vero – risponde l’altro - basta che pensi al centinaio di campi Rom che sono rimasti intatti, e anzi so’ pure cresciuti, per capire quanto l’abbiamo sfangata!”

“Sì, perché i lungotevere con gli accampamenti di poveracci e senza tetto che producono monnezza a non finire, dove li metti?”

“No no, c’hai raggione! E meno male che pure i giardini pubblici sono in totale abbandono, secchi, pieni di cartacce unte, cestini dei rifiuti strapieni… guarda, se cambiassero la loro destinazione d’uso io mi ci costruirei casa!”

“Beh, mo’ nun esagerà ! Ma te l’immagini il casino la sera, con tutta Roma in libera uscita a magna’ gelati o bere birra co’ decine di bottigliette diligentemente allineate sui cantoni o lungo i muri, le macchine parcheggiate sui marciapiedi o in tripla fila, con na cagnara che levati e manco un vigile che passa per sbaglio a dare una controllata! Guarda, n’inferno!”

“Sì però coi suoi lati buoni…”

“Eccerto: una montagna di monnezza, cassonetti strapieni e avanzi sparsi ovunque…”

“Però diciamoci la verità, che non riescano a combinare niente da tre mesi dà da pensare: almeno un po’ di buche pe’ strada le potevano pure sistemare! Qualche passaggio pedonale je’ poteva scappà di ripittarlo, che chi attraversa rischia di finì arrotato…”

“Scusa ma a te chettefrega?”

“A me gnente… Certo però che sti qui so’ davvero quattro zozzoni!”

“E dillo a me, anzi a noi!! Anzi sai che te dico? Speriamo non cambino mai perché a noi sta’ Roma ce va bene così!”

I due topi si sfregano i musetti l’un l’altro e scappano ciascuno ad occuparsi delle proprie faccende, tra i cassonetti, i giardini, i campi rom che scoppiano, tra i lungotevere ed un centro storico invaso da bottigliette di birra. Coi cestini dei rifiuti strapieni di avanzi di cibo di migliaia e migliaia di ristoranti, pizzerie, gelaterie, paninoteche, ristoranti etnici spuntati come erbe selvatiche che impestano i marciapiedi della città una volta Eterna.