L'economia britannica dopo Brexit
Anche il mercato del lavoro registra risultati positivi, tuttavia non si escludono contraccolpi nei prossimi mesi
Secondo un recente sondaggio delle Camere di commercio britanniche, il 41% delle imprese del Regno Unito riferisce che i dipendenti comunitari hanno manifestato preoccupazioni per il loro futuro. È uno degli effetti Brexit, dopo la vittoria del “leave” al referendum di giugno sulla permanenza o meno del paese nell'Unione europea.
Alla vigilia del voto, diversi studi avevano messo in guardia gli elettori dai rischi, anche economici, che l'eventuale uscita dall'Ue avrebbe comportato. Si era parlato di una caduta del Pil nei prossimi anni, balzelli alle famiglie e ripercussioni su occupazione e consumi. Ad oggi l'economia del Regno Unito appare in salute, nonostante i primi contraccolpi (sterlina più debole, fiducia dei consumatori in calo, qualche investimento in meno da parte delle aziende).
I dati macroeconomici, soprattutto, mostrano la solidità del Regno Unito. Nel secondo trimestre il Pil è cresciuto dello 0,6% rispetto al periodo precedente e del 2,2% su base annuale, valori in linea con le attese. L'indice Pmi dei servizi ha mostrato un'impennata nel mese di agosto, passando dal territorio negativo di luglio (47,4 punti) alla fase espansiva dei giorni scorsi (52,9 per un aumento di 5,5 punti, il massimo da 20 anni). La sterlina ha così reagito positivamente, toccando il massimo da sette settimane.
Andamento analogo per il manifatturiero: nel mese di agosto l'Indice Pmi è salito a 53,3 punti dai 48,2 di luglio. A favorire l'espansione sono state le esportazioni, avvantaggiate dal cambio favorevole.
Discorso a parte merita il mercato del lavoro. In generale, nel trimestre aprile-giugno, il tasso di disoccupazione britannico si è attestato stabilmente al 4,9%. Il numero dei disoccupati è risultato essere pari a 1,64 milioni di unità (-52 mila rispetto al trimestre precedente e -207 mila rispetto allo stesso periodo del 2015). Al contempo il numero degli occupati è cresciuto a 31,75 milioni di unità, ovvero 172 mila unità in più sul trimestre e 606 mila in più sull'anno.
In realtà un contraccolpo nel mercato del lavoro continua ad essere atteso nei prossimi mesi. Anche in vista di tale scenario la Banca d'Inghilterra ha prontamente annunciato l'allentamento delle politiche monetarie e non è da escludere che la fiducia delle imprese sia legata alle prossime mosse in questo senso. In più c'è da ricordare che il Regno Unito di fatto non è fuori dall'Ue – l'esito del referendum non fa scattare automaticamente l'uscita –, né è stata ancora avviata la procedura così come previsto dal Trattato di Lisbona.
SU TGCOM24