Chi se ne importa della crisi: quando si parla di scuola gli italiani non badano a spese e, in particolare per quanto riguarda di libri di testo, il Belpaese resta ancorato alla tradizione. Due studenti su tre, infatti, pensano di ricorrere al nuovo, anche se cambiano i modi in cui ne avviene l’acquisto. Addio librerie, ora si compra online. E’ quanto emerge da una ricerca di Skuola.net su più di 6mila studenti di medie e superiori.
Le famiglie giocano d’anticipo: nonostante la scuola debba ancora iniziare, quasi il 70% degli intervistati ha affermato di essersi già attivato per cercare i testi. Gli altri aspetteranno ancora un po’, per capire come spendere meglio i propri soldi; il 4% spera di usufruire del comodato – destinato alle famiglie economicamente più disagiate – qualora venisse organizzato dalla propria scuola. Sono in totale 103 – come nel 2015/2016 - i milioni di euro stanziati per fornire gratuitamente i testi ai ragazzi meno abbienti delle scuole dell’obbligo e secondarie superiori, anche grazie a questo strumento.
Ma quale sarà il mercato di riferimento, quello del nuovo o dell’usato? Il primo restala scelta privilegiata: il 39% degli studenti ha infatti deciso di comprare libri “tutti nuovi”, specialmente se frequentano le scuole medie. Va poi aggiunto un 23% che dichiara di volerli acquistare “prevalentemente” di prima mano. Dati questi in linea con il 2015, quando il 60% aveva acquistato quasi solo libri nuovi. Il testo di seconda mano mantiene comunque il suo mercato. In base alle risposte dei ragazzi, il 7% delle famiglie è orientato a comprare “solo libri usati”, mentre il 31% cercherà di averli “in prevalenza usati”. Nel 2015 le cifre erano quasi le stesse, rispettivamente 9% e 32%.
Non solo, dunque, il mercato del nuovo non perde colpi ma guadagna addirittura terreno: in due anni il dato sull’acquisto di libri di testo freschi di stampa è aumentato di 10 punti. Certo, lo scenario oggi è molto diverso rispetto a qualche anno fa. Il motivo della tendenza sta principalmente nell’abolizione del blocco delle adozioni, che impediva a docenti e case editrici di cambiare le edizioni dei libri di testo per cinque anni alle scuole primarie e per sei a quelle secondarie: uno strumento che aveva naturalmente favorito il mercato dell’usato. Con l’abolizione del blocco e la possibilità di avere uno sconto - fino al 15% - anche sul nuovo, il vantaggio economico del libro di seconda mano è sceso al 35%. Ecco allora che molte famiglie puntano sui libri appena stampati e scelgono di acquistare sempre di più online e presso punti vendita che offrono queste promozioni.
Lo conferma il fatto che nel 2015 più della metà degli studenti aveva dichiarato di rivolgersi alle cartolibrerie (nel 53% dei casi) per comprare libri nuovi, mentre quest’anno per la prima volta il dato scende sotto al 50%: “solo” il 47%, infatti, andrà in cartoleria o in libreria per ordinare i testi. A beneficiare di questo calo sono tutti gli altri canali di vendita: si punta sulla grande distribuzione (ipermercati e centri commerciali), scelta nel 28% dei casi. Più omogenea la crescita dell’e-commerce, con i negozi online che salgono a quota 23%. Sul fronte dell’usato, invece, il rapporto diretto col venditore rimane la regola: il 34% dei ragazzi si sta rivolgendo ad altri studenti. Ma gli shop online conquistano una buona fetta di mercato anche in questo campo, visto che il 28% si rivolgerà proprio all’e-commerce. Quelli, invece, ancora legati alla tradizione dei mercatini, dove si possono comprare ma anche vendere testi usati, sono il 18%. Senza dimenticare un 20% che dichiara di andare in libreria anche per acquistare l’usato, sperando di avere più garanzie sullo stato di conservazione dei volumi.
Ma, shopping online a parte, i ragazzi non sembrano essere poi così “tecnologici”, visto che il 48% preferisce ancora libri cartacei. Solo il 22%, invece, sceglierebbe un formato digitale, mentre il 30% sembra disposto a cedere agli e-book, ma solo per alcune materie. Dati che sembrano però influenzati da ostacoli di tipo strutturale: uno studente su 3 (il 34% degli intervistati) dichiara di non possedere un tablet. Un 28%, poi, dice di possederlo ma di non usarlo come strumento didattico. Stupisce, infine, che solo il 38% (di una generazione iper-connessa come questa) affermi di utilizzare un tablet – personale o dei genitori – come supporto allo studio.