dopo le polemiche

Fertility Day, Lorenzin al Tg4: per incentivare le nascite servono politiche intersettoriali, io penso alla salute

Il ministro della Salute: "Perché si può fare prevenzione sul diabete o sul cancro e non sulla fertilità? Manca consapevolezza sui tempi"

"Siamo veramente stupiti e dispiaciuti per questo clamore, non è una campagna per la natalità ma per la prevenzione e la salvaguardia della fertilità, che è una parte della nostra salute". Così Beatrice Lorenzin prova a ridimensionare le polemiche esplose in Rete al lancio del Fertility Day promosso dal ministero della Salute. " E' stata individuata la necessità di informare le persone perché è emerso che spesso manca la consapevolezza".

"Io mi occupo di salute" - Sul Fertility Day il Ministro della Salute è intervenuta al Tg4 dove ha spiegato: "È una grande campagna di informazione di cui le cartoline sono solo un pezzettino così. La campagna di comunicazione è costata 28 mila euro. Ho detto alla direzione che se ne è occupata, la Direzione generale per la comunicazione del ministero, "se le cartoline sono state fraintese, fatele cambiare ma bisogna mantenere il messaggio". Nella decisione di avere figli, ha aggiunto la titolare del dicastero sulla Salute, "l'aspetto economico è il grande tema che deve affrontare l'Italia: un Paese dove non nascono bambini deve fare politiche a sostegno della natalità, della donna e del lavoro. Sono politiche intersettoriali che fanno parte di una visione da statista del Paese, però io faccio il ministro della Salute e mi occupo dei temi della salute, il resto lo facciano il Presidente del Consiglio e gli altri ministri. Noi - ha concluso la Lorenzin - non potremo che sostenere delle politiche condivise e intersettoriali sul tema della natalità".

La retromarcia - E sugli slogan che hanno acceso la polemica sui maggiori social network Lorenzin ha promesso: "La campagna del Ministero della Salute per il Fertility Day resta nella sua impostazione ma stiamo rivedendo le due cartoline che hanno fatto più scalpore, quella della clessidra e quella che dice 'datti una mossa'. La direzione per la comunicazione sta valutando come ricalibrare la comunicazione". "Abbiamo 22 giorni per migliorare la qualità della campagna'', ha aggiunto.

La polemica sui costi della campagna Nella diatriba è intervenuto Stefano Esposito, senatore del Partito Democratico, parlando ai microfoni di Radio Cusano Campus: "La campagna ci è costata circa 200mila euro". "Il silenzio è la cosa migliore - ha affermato polemico Esposito - ma vi invito a scavare e a scoprire qual è la società di comunicazione che si è inventata questa stronzata e quanto l'abbiamo pagata. Circa 150-200mila euro. Il mio primo figlio è nato attraverso la fecondazione assistita, questo è un tema serio, di una drammaticità che non può essere banalizzata in questo modo. Io l'ho vissuta in prima persona. Serve più sensibilità e meno banalizzazione. Sarebbe interessante sapere se hanno fatto almeno una gara d'appalto".