Traffico internazionale d'armi, ordine arresto per italiano in Libia
Secondo la procura di Ascoli Franco Giorgi sarebbe l'intermediario principale del network di Abdurraouf Eshati, condannato in Gran Bretagna
Il gip di Ascoli Piceno ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare per Franco Giorgi, l'intermediario d'affari ascolano "trattenuto" in Libia da un anno e mezzo. Con due cittadini libici, al momento irreperibili, Giorgi è accusato di traffico internazionale di armi e armamenti da guerra. I carabinieri del Ros, coordinati dalla procura di Ascoli, hanno arrestato ad Ancarano (Teramo) un egiziano, coinvolto nella stessa inchiesta.
Secondo un rapporto del Consiglio di sicurezza dell'Onu Franco Giorgi, 73 anni, sarebbe "il principale mediatore italiano" del network di Abdurraouf Eshati, un libico arrestato e condannato a sei anni in Gran Bretagna per un traffico da 28,5 milioni di dollari di armi destinate alle milizie di Zintan.
Giorgi avrebbe ricevuto una prima tranche di denaro dai suoi clienti libici che però, sostiene il rapporto delle Nazioni Unite, gli sarebbe stata rubata in Italia. Così, nel marzo del 2015, l'uomo si sarebbe recato a Tripoli, "probabilmente per discutere il problema con i clienti".
L'ascolano era stato già sfiorato in passato da due inchieste su un traffico di armi verso la ex Jugoslavia. Nel 2002 Giorgi, per qualche tempo residente a Tirana, venne arrestato nella sua villa di Ascoli su ordine del gip di Torre Annunziata.
Era sospettato di aver partecipato a un traffico di armi e munizionamento da guerra, fatti per i quali era già stato indagato anche nel 1998 (ma poi scagionato) nell'inchiesta "Cheque to cheque". Rimase detenuto per pochi giorni: il tribunale del Riesame di Napoli lo rimise in libertà e le accuse vennero archiviate.
Fu anche ascoltato dalla commissione parlamentare di indagine che si occupò del caso Ilaria Alpi. A denunciare la presunta scomparsa di Giorgi, un anno fa, fu un suo amico. I familiari hanno sempre sostenuto di non sapere chi lo stesse trattenendo e dove. In questi mesi le indagini, coordinate dal procuratore Michele Renzo, sono state condotte dai carabinieri del Ros di Ancona in collaborazione con la polizia slovena e con quella di Londra. Gli ordini di custodia cautelare sono stati firmati dal gip Giuliana Filippello.
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