La sezione distaccata di Taranto della Corte d'Assise d'appello di Lecce ha depositato le motivazioni della sentenza di secondo grado del processo per l'omicidio di Sarah Scazzi, la 15enne di Avetrana uccisa e buttata in un pozzo il 26 agosto 2010. Il collegio presieduto dal giudice Patrizia Sinisi il 24 luglio 2015 aveva confermato la condanna all'ergastolo per per Cosima Serrano e Sabrina Misseri, zia e cugina della ragazzina, che rispondono di omicidio volontario e sequestro di persona. Le motivazioni della sentenza, depositate 13 mesi dopo il verdetto, sono racchiuse in 1277 pagine.
Il 15 ottobre prossimo scadrà per Sabrina Misseri il periodo massimo di sei anni di custodia cautelare preventiva indicato dal codice di procedura penale, ma "la scarcerazione - ha spiegato l'avv. Nicola Marseglia, che difende l'imputata insieme al collega Franco Coppi - non sarà automatica perché durante i processi di primo e secondo grado sono intervenute ordinanze di sospensione che prorogano i termini a fine 2017".
"L'idea che siano comunque maturati prima della chiusura definitiva del procedimento i termini di 6 anni, come previsto dall'articolo 303 del codice di procedura penale - aggiunge - apre uno scenario controverso". Da un lato, ha fatto rilevare il penalista, "si tende a ritenere, in mancanza di una sentenza definitiva, il termine di sei anni assoluto e non suscettibile di proroghe. Dall'altro la stessa legge abilita il giudice a sospendere i termini di custodia per la complessità del dibattimento. Questo potrebbe aprire la strada a futuri contrasti sull'interpretazione della norma".
Per l'avv. Nicodemo Gentile, uno dei legali della famiglia Scazzi, "in tutta la vicenda giudiziaria il ritardo del deposito delle motivazioni è l'unico punto che condividiamo con la difesa. Siamo avvocati di parte civile adesso ma siamo comunque uomini di legge. Questo ritardo non era più fisiologico ma patologico".
Oltre a Sabrina e Cosima, la Corte d'assise d'appello - nella sentenza del 27 luglio 2015 - ha condannato per la soppressione del cadavere a 8 anni di reclusione Michele Misseri, padre di Sabrina e marito di Cosima, e a 5 anni e 11 mesi suo fratello Carmine. "Zio Michele" consentì il ritrovamento del corpo la notte del 6 ottobre 2010 e confessò l'omicidio ma poi ritrattò, chiamando dapprima in correità Sabrina per poi addossare tutte le responsabilità sulla figlia.
Stando alla ricostruzione dei giudici, Sarah Scazzi il pomeriggio del 26 agosto di sei anni fa, si recò nella villetta dei Misseri, in via Deledda, ebbe una prima lite con Sabrina e Cosima, poi cercò di fuggire ma fu raggiunta in strada e riportata in casa, dove fu strangolata e uccisa dalle due donne. Tra i moventi indicati dall'accusa c'è la gelosia che Sabrina nutriva verso Sarah in quanto entrambe si erano invaghite dell'amico comune Ivano Russo. I giudici attribuiscono invece a Cosima Serrano (che fu arrestata il 26 maggio del 2011) un "autonomo risentimento" nei confronti della nipote.
Il collegio difensivo ha ora 45 giorni di tempo per presentare ricorso in Cassazione.