Dopo la commozione ai funerali delle vittime, è arrivato il momento della ricostruzione. Palazzo Chigi e i ministeri delle Infrastrutture e dell'Economia avrebbero già messo a punto un piano per i terremotati da realizzare in tre fasi: emergenza, ricostruzione e prevenzione. La prima fase sarebbe quella attualmente già in corso, immediatamente seguente ai crolli e gestita dalla Protezione Civile. Il secondo step, invece, prevederà la rimozione delle macerie e la stima dei danni subiti dagli edifici pubblici e privati. L'obiettivo del governo è di consentire agli sfollati di lasciare le tende entro un mese e poi di entrare in casette di legno.
Al massimo entro quattro o cinque mesi le persone che hanno perso la propria casa dovrebbero avere una sistemazione stabile. Nella primavera del 2017, tre sei o otto mesi, si potrebbe partire con la ricostruzione vera e propria che dovrebbe rispettare l'impianto urbano precedente al sisma.
Il premier però, non pensa solo a tamponare l'emergenza post terremoto ma ha in mente un piano più grande già battezzato "Casa Italia" che dovrebbe "rammendare" il Paese diffondendo la prevenzione antisismica a livello nazionale, non solo nelle zone dell'Italia centrale devastate il 24 agosto. Per realizzare questa fase, l'esecutivo potrebbe mettere sul piatto 2-3 miliardi ogni anno, lanciando incentivi ai privati. Al ministero delle infrastrutture avrebbero già abbozzato delle "Linee guida per la classificazione della vulnerabilità sismica degli edifici", un testo previsto da decreto del 2013 per classificare il rischio sismico di tutte le costruzioni esistenti.
In questo complesso piano per mettere in sicurezza gli edifici, potrebbero giocare un ruolo chiave due figure: da una parte il supercommissario che dovrebbe essere nominato in settimana con decreto legge, ruolo per il quale si fa con insistenza il nome dell'ex governatore dell'Emilia Romagna Vasco Errani; dall'altra l'archistar e senatore a vita Renzo Piano con il quale ieri il premier ha avuto un incontro tecnico di quattro ore. Coinvolto già come consulente per il progetto sulle periferie da risanare, potrebbe assumere l'incarico di ''direttore artistico'' della ricostruzione dopo il terribile terremoto dei giorni scorsi.
In un'intervista al "Corriere della sera", l'architetto si era espresso proprio sul sisma, scrivendo che bisogna ''ricucire senza distruggere, la leggerezza come dimensione tecnica e umana''. Ma per farlo ''serve un programma di investimenti e incentivi''. Un'operazione che ''deve essere di sistema, non si fa in un paio d'anni. Servono due generazioni. O anche di piu'''.