Cosa fanno gli italiani dei loro risparmi? Da una recente ricerca dell’Abi sembra che i nostri concittadini, se ne hanno la possibilità, abbiano rivalutato in questi tempi di crisi la liquidità tenendo i propri risparmi depositati sul conto senza investirli in strumenti finanziari.
Un comportamento confermato dai dati della ricerca: a fine giugno è stato registrato un aumento dei depositi di ben 45 miliardi rispetto allo scorso anno. Solo l’8% degli intervistati ha dichiarato di correre il rischio di investire comprando azioni o scommettendo sui cambi: se nel 2003 le persone che giocavano in borsa erano il 32% dei risparmiatori oggi se ne contano solo cinque su cento.
Negli ultimi sedici anni la quota dei risparmiatori è cambiata in maniera radicale. Nel 2000 erano il 57% della popolazione, nel 2007 sono stati sorpassati dai non risparmiatori, cresciuti fino al 60% nel 2016. Ma i risparmiatori volontari e programmatici sono ancora meno di quel 40% rimasto. Chi ha potuto tenere sotto controllo il proprio bilancio e metterne una quota da parte non era sceso mai sotto il 25%, quest'anno, per la prima volta, la quota scende sotto il 20%.
In questo momento di incertezza i risparmiatori italiani non si perdono d’animo e, a quanto risulta dall’ultimo rapporto su risparmio e scelte finanziarie presentato dal Centro Einaudi e IntesaSanpaolo che, oltre a fornire un identikit degli italiani e dei loro soldi nel 2016, approfondisce un aspetto: il ritorno in auge dell'investimento immobiliare.
Il rapporto segnala come sia un momento ideale, grazie alle attuali regole economiche, per tornare a investire nel mattone. In particolare, nel 2015 è iniziato un periodo favorevole agli investimenti immobiliari grazie al combinato disposto dei tassi di interesse sui mutui schiacciati dalla politica monetaria, del rendimento nullo o quasi delle attività finanziarie concorrenti e del fatto che il mercato immobiliare ha esaurito la lunga discesa dei prezzi. Secondo gli autori dello studio i rendimenti razionalmente attesi sugli investimenti immobiliari realizzati dal 2015 in avanti dovrebbero essere positivi, sia che si tratti di acquisto per uso proprio, sia che si tratti di acquisto per dare in affitto.
Ma in un periodo di deflazione come quello che stiamo vivendo e cioè di prezzi calanti in una situazione economica dove la prospettiva di aumentare il proprio reddito (individuale o familiare) è molto difficile conviene impegnare i propri risparmi nell’acquisto di una casa? In un’ottica di attesa di una ripresa dei prezzi sembrerebbe di sì.
Secondo il rapporto tra il 2012 e il 2016 la quota di persone che intendevano operare sul mercato immobiliare era crollata dal 13 all’8%, oggi il 48% del campione si aspetta una ripresa dei prezzi ed è per questa ragione che il rapporto stima che nei prossimi tre anni ci possa essere un ritorno all'acquisto da parte del 19% degli investitori. Questo si tradurrebbe in una richiesta di acquisto di ben 125.000 abitazioni e potremmo trovarci di fronte ad un nuovo boom immobiliare considerando che, nel 2015, sono state poco più di 400 mila le compravendite residenziali.