E' senza dubbio il più celebre paroliere della canzone italiana. Giulio Rapetti, in arte Mogol, compie 80 anni. Dal sodalizio con Lucio Battisti (fu proprio lui a convincerlo a cantare le proprie canzoni) al rapporto con Bob Dylan (del quale era il traduttore italiano autorizzato), negli Anni 60 ha firmato grandissimi successi, tra cui molte cover famose. Ha scritto, tra gli altri, per Adriano Celentano, Mango, Riccardo Cocciante e la PFM.
Mogol, in mezzo alla musica, c'è nato: suo padre, Mariano, era un importante dirigente della Ricordi e, a sua volta, con lo pseudonimo Calibi, aveva avuto successo come paroliere negli anni 50. Già prima dei vent'anni Mogol era entrato a lavorare alla Ricordi, nel 1959 ha assunto lo pseudonimo Mogol, nel 1960 la firma della prima canzone: "Briciole di baci", cantata da Mina. L'anno dopo con "Al di là", anche questa firmata con Carlo Donida, ha vinto Sanremo.
Negli Anni 60 ha firmato una serie di grandi successi, tra cui molte cover famose. "Il Paradiso" (scritta con Battisti), "Sono bugiarda", "Sognando la California", "Senza luce", "Io ho in mente te", "29 settembre", "A Chi", "Ma che colpa abbiamo noi", "E la pioggia che va", "La spada nel cuore", "Riderà", "Se piangi se ridi", "Una lacrima sul viso", passata alle cronache anche perché la performance a Sanremo di Bobby Solo ha rappresentato il primo caso di playback nella storia del festival. Tra le sue traduzioni ci sono alcuni super classici di Dylan, "Blowin'in the Wind" (La risposta è caduta nel vento cantata da Luigi Tenco), "Mister Tambourine Man" (Mister Tamburino cantata da Don Backy) e "Like a Rolling Stone" (Come una pietra che rotola, cantata da Gianni Pettenati).
Con Dylan il rapporto finì dopo un incontro a Londra prima del quale il paroliere dovette fare una lunga anticamera. Dylan non era d'accordo sul fatto che il suo traduttore interpretasse i testi. E Mogol, che, come ha raccontato, non aveva capito fino il fondo il significato di alcune liriche, rivendicò il suo status di autore. Risultato: accordo saltato. Altrettanto celebre è la versione, molto più che infedele, di "Space Oddity" di David Bowie: "Ragazzo solo ragazza sola". Pubblicata nel 1970, nel 2013 Bernardo Bertolucci l'ha inserita nella colonna sonora del film "Io e te". E a proposito di Progressive, Mogol è, con Mauro Pagani, l'autore del testo di "Impressioni di Settembre", il brano più celebre della PFM e del Progressive Italiano.
Formidabile la stagione vissuta accanto a Battisti quando, tra gli Anni 60 e 70, i due hanno firmato una serie di capolavori entrati nella storia del costume del nostro Paese. Ancora oggi il binomio Mogol-Battisti, che fondarono insieme un'etichetta discografica, la Numero Uno, è uno dei marchi più evocativi della nostra musica popolare. Il sodalizio si è sciolto nel 1980, per dissidi sulla ripartizione degli introiti. Da allora Battisti è andato verso una musica sempre meno orientata al mercato e un'esistenza sempre più ritirata, Mogol ha proseguito la sua attività, anche con clamorosi successi.
Dopo Lucio, Mogol si è legato a Riccardo Cocciante, con il quale ha firmato "Se stiamo insieme", "Cervo a Primavera", Mango, tra le altre, "Oro", "Come Monna Lisa", Gianni Bella con il quale ha firmato, l'ormai classico "Io non so parlar d'amore" di Adriano Celentano, Gigi D'Alessio. E' stato anche co-fondatore della Nazionale Cantanti e fondatore e tutor del CET, il centro musicale del Toscolano, in Umbria, nato per formare nuovi talenti della canzone. Da quest'anno è anche Commendatore al merito della Repubblica Italiana.