Le notizie sul presunto riscatto pagato dall'Italia per il rilascio dei quattro tecnici della Bonatti sequestrati in Libia significano "che non è andata come ce la hanno raccontata". Così la vedova di Salvatore Failla, Rosalba Castro. "La versione ufficiale non convince nel modo più assoluto. Dietro la morte di mio marito e del suo compagno di lavoro Fausto c'è qualcosa di indicibile. Ci sono troppe cose che il governo italiano ci sta nascondendo".
"Le foto di loro in tuta blu nel deserto vicino alla macchina attorno alla quale sarebbe avvenuta la sparatoria in cui sarebbero morti sono una sceneggiata: la macchina non ha neppure un foro di proiettile. Le immagini vere del luogo della morte sono quelle scattate in un interno, con mio marito che indossa una canottiera bianca. Ma il punto è: dove sono state scattate? E da chi?", chiede Castro.
"Da quando siamo ripartiti da Roma, la Farnesina non mi ha detto nulla. I funzionari della Farnesina mi dissero: signora le faremo sapere. Sto ancora aspettando. Manco una telefonata per sapere come stiamo io e le mie figlie. Figurarsi la verità", dichiara Castro. "Voglio una risposta dal governo italiano. Cos'è, una vicenda coperta dal segreto di Stato? E comunque, possibile che non ci sia un parlamentare che si mette la mano sulla coscienza e fa un'interrogazione per chiedere la verità?".
Per Castro, l'ipotesi che Failla sia stato ucciso da 'fuoco amico' nello scontro con la polizia di Sabratha durante un blitz "è una possibilità, l'altra è che li abbiano uccisi i rapitori per fare pressione sul governo italiano, che a quel punto ha pagato. Ma sono solo ipotesi. Io lo chiedo al governo italiano: avete la coscienza sporca? Come è andata? Quando, quanto, come abbiamo pagato? Chi? Dove sono finiti i passaporti di Salvo e Fausto? Perché si è dato il via libera agli americani a bombardare Sabratha pur avendo 4 ostaggi detenuti in zona? Aspetto risposte. Le pretendo".