La guida autonoma sembra una possibilità sempre più concreta, ma finora i costruttori si sono concentrati su veicoli che marciano su strade ordinarie e ben asfaltate, con carreggiate e corsie ben delimitate e rilevazioni satellitari puntuali. Land Rover vuole andare oltre e sta sperimentando la guida autonoma anche in fuoristrada, su sterrati e territori impervi, mettendo magari in collegamento una carovana di veicoli tra loro.
Guida autonoma all-terrain e V2V, sono questi i due concetti su cui il gruppo inglese Jaguar Land Rover sta lavorando. Il primo concerne la guida autonoma senza pilota su tutti i terreni; V2V è la sigla che indica il collegamento vehicle-to‒vechicle, così che se un veicolo buca una ruota o si insabbia, ad esempio, gli altri del convoglio sono immediatamente allertati. Lʼimmagine va ai safari africani, dove da sempre Land Rover è protagonista. Per far ciò, il gruppo britannico (oggi nelle mani indiane di Tata) ha sviluppato un sistema di sensori ultrasonici, destinati a diventare gli occhi dei futuri veicoli autonomi all-terrain. Perché per essere efficienti, questi veicoli non devono andare soltanto su asfalti lisci, ma su qualsiasi terreno.
La tecnologia messa a punto permette di monitorare il terreno nei cinque metri davanti al veicolo, identificando lʼerba, la ghiaia, la sabbia, la neve o anche una pozzanghera dʼacqua. Insieme alle videocamere e ai radar, il 4x4 Land Rover è in grado di vedere a 360 gradi il mondo attorno a sé. Il responsabile della Ricerca & Sviluppo di Jaguar Land Rover, Tony Harper, spiega che “la chiave della guida autonoma all-terrain consiste nel dotare il veicolo della capacità di rilevare e predire il tracciato in 3D del percorso che sta per affrontare. Significa scansionare e analizzare sia la superficie sulla quale passerà, sia ogni eventuale pericolo ai lati e al di sopra del percorso previsto, dalle barre limitatrici di un parcheggio alle radici degli alberi, dai rami sporgenti ai massi”.