I dati Istat

Prezzi: si attenua la fase deflativa

L'inflazione si mantiene su livelli bassi, anche se in lieve risalita. Ma per gli italiani è al 3,8%

Dalle recenti diffusioni dell'Istat sulla conoscenza dei consumatori italiani dei principali indicatori economici riguardanti il nostro paese, è emersa una scarsa conoscenza dell'inflazione: il 41,6% del campione ha sentito parlare dell'argomento, mentre il 19,5% sostiene di non aver avuto questa opportunità. In generale la maggioranza degli intervistati ha risposto che l'inflazione è al 3,8%, ancora molto distante dal dato ufficiale (-0,2%, riferito a marzo 2016, periodo della rilevazione).

L'inflazione, però, è un indicatore molto importante nonché, negli ultimi tempi, una delle principali cause di incertezza economica in Italia e nell'Eurozona. I livelli dell'inflazione continuano infatti a mantenersi bassi, rasentando la deflazione. E la Bce ritiene che si manterrà su valori simili ancora nei prossimi mesi.

La debolezza della domanda di beni e servizi è la prima causa della deflazione, che porta i consumatori a rinviare gli acquisti in quanto l'abbassamento dei prezzi incentiva l'accumulo di liquidità nell'attesa che scendano ancora. È proprio nelle prerogative della Bce conseguire nell'Eurozona un tasso di inflazione appena inferiore al 2%.

Nel mese di luglio, tornando all'Italia, l'Istat conferma un rallentamento della deflazione. I prezzi al consumo, infatti, calano su base annua dello 0,1% mentre risultano in lieve aumento su base mensile (+0,2%). I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona diminuiscono dello 0,7% su base mensile e aumentano dello 0,4% su base annua (da +0,2% di giugno).

Ecco che la percezione rilevata si può spiegare in questo modo: come già osservato nella nota mensile dell'Istat, l'intensità della tendenza deflazionistica appare più contenuta rispetto ai cinque mesi precedenti, per la quale continua a pesare la caduta dei prezzi energetici (-7% rispetto a luglio 2015), motivo per cui – forse – si registra tale discrepanza tra dati ufficiali e inflazione percepita. Negli ultimi mesi, poi, l'inflazione italiana è risultata più bassa rispetto all'insieme dei paesi dell'area dell'euro.

La timida risalita dei livelli inflazionistici è da considerare comunque positiva poiché una spirale negativa innescata da una prolungata fase deflativa potrebbe indebolire la domanda interna e, dunque, mettere a rischio la ripresa (con ripercussioni su produzione e occupazione).