Mercato del lavoro

La crisi non ha risparmiato neppure gli stranieri

Tuttavia si comincia ad osservare un'inversione di tendenza positiva nel 2015 e a inizio 2016

La crisi ha deteriorato il mercato del lavoro e non ha risparmiato nessuno, stranieri compresi. Un'osservazione già fatta nel recente passato e rinvigorita ora dalla recente indagine dell'Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro, secondo cui l'occupazione nella popolazione straniera si è ridotta di sei punti percentuali.

Il periodo considerato è il 2009-2014 e nello stesso lasso di tempo il calo dei livelli occupazionali tra gli italiani è stato del 2%. Dunque il numero degli stranieri è più che raddoppiato negli ultimi dieci anni, ma ad aumentare è stata anche la disoccupazione. In compenso, nel 2015, il contributo delle imprese straniere è stato fondamentale per il tessuto imprenditoriale del nostro paese.

Un'inversione di tendenza, tuttavia, è stata osservata nel primo trimestre 2016. Su base annua, rileva infatti l'Istat, l'occupazione è aumentata in particolare per gli uomini, nelle regioni settentrionali, per gli over 50, per i laureati e per gli stranieri. Tra gli stranieri il tasso di occupazione (15-64 anni) è stato nella prima parte dell'anno più elevato rispetto a quello degli italiani (+1,5 punti in confronto a +0,7 punti) mentre più consistente è stata la riduzione del tasso di disoccupazione, pur restando più alto (-1,8 e -0,7 punti).

Dal rapporto "I migranti nel mercato del lavoro in Italia", pubblicato pochi giorni fa dal ministero del Lavoro, si conferma un netto calo dal 2010 del tasso di occupazione tra la popolazione immigrata, ma emerge anche un trend in controtendenza che in verità si è avviato nel 2015. Il numero degli stranieri occupati ha fatto registrare un incremento positivo poco al di sotto delle 65 mila unità.

Certo non mancano, ancora, le criticità. Ad esempio le donne presentano un elevato tasso di inattività. E sono molti gli stranieri laureati impiegati in mansioni di basso livello. Per quelli Ue la quota si attesta al 6,1%, per quelli extra Ue si attesta all'8,4%.