Martedì, con 181 voti a favore, due contrari e 16 astenuti, l’Aula del Senato ha dato il via libera definitivo alla legge contro gli sprechi alimentari. Sostanzialmente il provvedimento prevede nuove norme per la prevenzione appunto, agli sprechi, attraverso incentivi e alleggerimenti burocratici.
Ad oggi l’impresa (che si tratti di un ristorante o un supermercato) che intende donare le proprie eccedenze deve per forza passare per una dichiarazione preventiva, da presentare cinque giorni prima della donazione. Una pratica che il più delle volte ha comportato rinunce, mentre con la nuova legge basterà una dichiarazione riepilogativa a fine mese, abbattendo quindi i tempi burocratici. Oltre alla semplificazione burocratica, la legge prevede, come anticipato, incentivi per chi dona, maggiore chiarezza sulle date di scadenza, maggiore sensibilizzazione per i consumatori e per le imprese e un incremento dei fondi stanziati per le onlus.
Quello degli sprechi alimentari è un tema più volte affrontato a livello mondiale. Stando ai numeri del Rapporto Waste Watcher 2015, lo spreco alimentare mondiale costa ogni anno mille miliardi di dollari, una cifra già enorme, ma che sale a 2.600 miliardi se si contano anche i costi legati allo spreco di acqua e all’impatto ambientale.
Solo l’Unione europea ogni anno spreca 90 milioni di tonnellate di cibo, di cui 47 milioni di tonnellate in ambiente domestico. Nel nostro Paese lo spreco alimentare vale, invece, oltre 13 miliardi di euro all’anno, circa l’1% del Pil. Di questi, circa 8,4 miliardi di euro sono riconducibili agli sprechi domestici, ben 6,7 euro settimanali a famiglia.
Numeri preoccupanti, soprattutto alla luce dei recenti dati sulla povertà in Italia dell’Istat. L’Istituto nazionale di statistica, infatti, stima siano 1 milione e 582 mila le famiglie e 4 milioni e 598 mila gli individui residenti in Italia in condizioni di povertà assoluta, il numero più alto dal 2005.