Cos'è la felicità? È difficile definire questa sensazione con esattezza, si potrebbe riassumere però in un sapiente mix di serenità, allegria, leggerezza e soddisfazione. Insomma, tutte sensazioni positive e costruttive. Il desiderio di ciascun genitore è crescere un bambino felice e il compito genitoriale è probabilmente il più complesso che esista. Numerosi studi, però, rivelano quanto non siano soltanto l'insegnamento e l'esempio di mamma e papà a segnare il futuro emotivo di un figlio, ma quanto conti anche il contesto socio-culturale in cui il bambino cresce. Lontani da una verità assoluta, è comunque possibile definire alcune buone abitudini dell'educare che contribuiscono alla felicità del bambino.
Le relazioni - Soprattutto quando il bimbo è molto piccolo, vige spesso la tendenza materna a essere accentratrice (a fin di bene ovviamente) nei confronti del bambino. E questo tipo di esclusività era, fino a non molto tempo fa, giustificata dagli stessi neuropsichiatri che giudicavano un bambino piccolo quasi incapace di "discriminare" le diverse tipologie di relazioni. Invece, recenti studi hanno sottolineato come anche un neonato sia in grado di distinguere i tipi differenti di interazione (per esempio, quando ha a che fare con un bambino o con un adulto, con la mamma o con i nonni). Anche per questo motivo, è importante che i genitori lascino aperte al proprio figlio tutte le possibilità di relazione. Un bambino che cresce sperimentando diverse relazioni, sarà un adulto in grado di trovare gioia e felicità in modi diversi, di costruire, di provare soddisfazione e passione da più di una tipologia di relazioni. Con conseguenze positive anche dal punto di vista sentimentale.
La libertà di essere se stessi - Non esiste forse sensazione peggiore della mancanza di libertà di essere come realmente ci si sente di essere. Questo tipo di mistificazione non è salutare ma è assai comune anche tra i bambini e deriva dalla mancanza di approvazione dei genitori. Una mancanza di approvazione che, il più delle volte, non si manifesta a parole ma si evince e si sente da uno sguardo, da una smorfia, dal tono della voce... Tutte sensazioni che i bambini percepiscono nitidamente e che non contribuiscono a crescere un figlio felice. Dunque, è importante che i genitori si ricordino continuamente che gli individui sono, fortunatamente, tutti diversi tra loro e che l'unicità è una risorsa meravigliosa. Quindi, per prima cosa, è fondamentale accettare i propri figli per quello che sono.
Le aspettative - Ciò che una mamma e un papà si aspettano dai figli, è palese ai bambini anche se non viene mai verbalizzato. Dunque, è bene sottolineare l'importanza di certi valori e comportamenti (per esempio, educazione e studio) ma far comprendere al bambino che si tratta di risorse positive per la sua vita e non di un modo per accontentare il genitore. Inoltre, è altresì cruciale non caricare il piccolo delle proprie aspettative e, soprattutto, delle proprie insoddisfazioni. L'irrisolto dell'adulto va affrontato in sede separata, aiutandosi con la psicoterapia.
Il gioco libero e la noia - L'infanzia va vissuta per quello che è, ovvero un periodo il più possibile spensierato e ludico. Invece, i bambini oggi vivono giornate scandite da agende manageriali: scuola, attività, sport. Non esistono più spazi vuoti, non esiste più la noia. Anzi, la noia è scacciata come la peste dagli stessi genitori che, a loro volta, mostrano di avere un problema di connessione con se stessi che li porta all'iperattività. E questo tipo di iperattività, quasi isterica, è sfogata anche sul tempo dei figli. Invece, è bene che i bambini sperimentino anche il gioco libero, la noia, i tempi "morti". In questo modo si allenano fantasia, creatività e intelligenza. Ma, soprattutto, si cresce un bambino per quello che è: un bambino. In questo caso, con più probabilità di sentirsi libero e felice.