Grande successo di pubblico a Milano per l'incontro con l'antropologo indiano Arjun Appadurai, che ha chiuso il ciclo di eventi organizzati da Meet the Media Guru e La Triennale di Milano per esplorare l’innovazione globale in tema di design e futuro delle città. Oltre 1.300 persone si sono ritrovate in una sera di fine luglio in Triennale per ascoltare uno fra i maggiori esperti mondiali nello studio delle dimensioni culturali dei processi migratori e della globalizzazione. "La crisi dei migranti? - ha detto per l'occasione - Un momento creativo. Non possiamo globalizzare la finanza senza spostamenti di persone".
L'ultimo appuntamento dello Special Program Future Ways of Living, una co-produzione ideata da Meet the Media Guru e La Triennale di Milano in occasione della XXI Triennale Esposizione Internazionale Milano 2016 - 21st Century. Design After Design, ha registrato il tutto esaurito all'interno del Salone d'Onore della Triennale e una folla da stadio davanti al maxischermo allestito all'esterno sullo scalone.
La lecture dell'autore di "Modernità in polvere", attraverso linguistica, finanza, design e letteratura, ha costruito una mappa "antropologica" del nostro tempo. Secondo lo studioso indiano "siamo passati dal concetto di individuale a quello di 'dividuale': le persone hanno smesso di avere un'identità, che è oggi è polverizzata e dispersa".
Ad acuire questa sensazione, ci pensa la moltiplicazione di "personalità" offerta dalla coesistenza fra reale e virtuale. Anche la religione subisce i colpi di questi cambiamenti: "Da sempre la religione indagava il rapporto fra visibile e invisibile. Oggi l'invisibile è disponibile e gestibile attraverso uno schermo", ha spiegato l’antropologo nato a Mumbai nel 1949. Sempre più disorientate, "le persone hanno nostalgia del mondo in cui esistevano identità chiare. La reazione è l'attuale rigurgito di xenofobia e populismo", ha aggiunto Appadurai.
Non poteva mancare un riferimento al tema della migrazione. Secondo lo studioso, titolare della cattedra in Media, Culture and Communication alla New York University, "più che un problema in sé, i migranti fanno emergere le contraddizioni in cui siamo immersi: non possiamo globalizzare finanza e valute, senza pensare che ci sia un conseguente spostamento di persone".