DOPO IL FALLITO GOLPE

Turchia, Gulen: "Erdogan è rimasto avvelenato dal potere"

Torna a negare il suo coinvolgimento nel fallito golpe il predicatore turco, sicuro che gli Usa lo proteggeranno dalla richiesta di estradizione

"Erdogan è rimasto avvelenato dal potere. Mi pento di avergli creduto e di essermi fidato". Parola di Fetullah Gulen, l'ex alleato del presidente turco ora accusato di essere la mente del fallito colpo di Stato del 15 luglio. "Rifiuto con forza ogni accusa di un mio coinvolgimento - dichiara l'imam al Corriere della Sera -. Entrare nell'Ue è l'unica strada per fare in modo che la Turchia resti democratica".

La prima intervista di Gulen alla stampa italiana dopo il golpe Nella sua prima intervista rilasciata alla stampa italiana dopo il golpe turco, Gulen torna a negare il suo coinvolgimento nell'azione e si dice sicuro che gli Usa lo proteggeranno dalla richiesta di estradizione. "La mia posizione, i miei scritti, i miei discorsi, le mie idee, sono pubblici e chiari. In tutta la mia vita, sono stato vittima di colpi di stato, ho sofferto durante i regimi militari, e ho criticato l'intervento dell'esercito nella politica locale - ha spiegato Gulen - Se degli individui che leggono le mie opere o che ascoltano i miei discorsi o simpatizzano con le mie idee sono stati coinvolti nel colpo di stato, allora quello che hanno fatto è un tradimento dei miei valori di base".

Gulen, il predicatore accusato da Erdogan di aver orchestrato il colpo di Stato con il suo movimento Hizmet, dice che "finora il governo degli Stati Uniti non ha confermato di aver ricevuto una richiesta ufficiale di estradizione dal governo turco. E' evidente che si tratta di una richiesta politicamente motivata e sono sicuro che i fatti lo dimostreranno".

"Ho più volte criticato il colpo di Stato - prosegue - e rifiuto con forza ogni accusa di un mio coinvolgimento. Le autorità del governo degli Stati Uniti hanno detto chiaramente che seguiranno le procedure legali nel rispetto della legge e del diritto. Non sono preoccupato e coopererò con le autorità americane".

"Durante il suo primo mandato, Erdogan - continua Gulen, riferendosi al vecchio alleato - applicò davvero alcune riforme democratiche e fu elogiato per questo dai leader europei. Ma sembra che, dopo essere rimasto al potere troppo a lungo, il presidente Erdogan e il suo partito siano stati affetti dal veleno del potere". Ritiene che "far parte dell'Ue sia il modo migliore per assicurare che la Turchia resti democratica e che i diritti e le libertà fondamentali siano protetti".

I sostenitori di Gulen nel mirino di Ankara Il governo turco ha chiesto alla Germania di consegnare i sostenitori del predicatore Gulen che vivono sul suo territorio. Lo riportano diversi quotidiani tedeschi. Ipotesi non presa in considerazione dal governo tedesco, aggiunge la Frankfurter Allgemeine Zeitung, giacché Angela Merkel ha confermato che la Germania "è legata alle procedure dello stato di diritto". Il presidente del Baden-Wuerrtemberg Winfried Kretschmann ha invece denunciato in un'intervista sempre alla Frankfurter Allgemeine Zeitung il tentativo delle autorità turche di influenzare i funzionari pubblici tedeschi. Kretschmann ha rivelato che il consolato generale turco a Stoccarda ha chiesto al suo governo regionale di avviare indagini su associazioni, istituti e scuole ritenute vicine al movimento di Gulen. "Naturalmente non lo faremo", ha concluso il presidente del Land.

Continuano le purghe: arresti nell'imprenditoria Le autorità turche hanno ampliato la loro repressione post golpe al settore delle imprese, arrestando tre grandi imprenditori nell'ambito delle indagini sulle attività del predicatore statunitense Fethullah Gulen accusato da Ankara di essere il mandante del fallito colpo di Stato. Le forze di sicurezza nella città di Kayseri hanno arrestato il presidente della società a conduzione familiare Boydak Tenere, Mustafa Boydak e due altri alti dirigenti dell'azienda, come ha riferito agenzia di stampa statale Anadolu.

Il magnate e gli altri due dirigenti - Sukru e Halit Boydak - sono stati arrestati nelle loro case. Mandati d'arresto anche per l'ex presidente Haci Boydak così come per altri due dirigenti: Ilyas e Bekir Boydak. Le misure restrittive fanno parte di un'indagine in merito al finanziamento delle attività di Gulen in Turchia. Mustafa Boydak è anche il capo della Camera di Commercio di Kayseri, una città definita una delle "tigri anatoliche" per la crescita e la prosperità che ha goduto sotto il governo di Erdogan. Boydak Tenere ha interessi in mobili, dell'energia e della finanza e possiede in particolare le importanti mobilifici Istikbal e Bellona.