Corrado Rustici non ha certo bisogno di presentazioni. E' uno dei produttori più famosi grazie a collaborazioni con Zucchero, Ligabue, Elisa, Bocelli, Negramaro e Renga, contribuendo a più di 20 milioni di dischi venduti. Ma è anche un musicista: ha pubblicato da poco "Aham”, suo nuovo disco a 10 anni dal precedente. Ha raccontato a Tgcom24 questa sua altra veste, la sua ricerca spirituale e quella sonora attraverso il solo uso della chitarra.
Ti conosciamo come produttore. Come è stato lasciare questa tua parte professionale in secondo piano, per dedicarti a una musica tutta tua?
In effetti non è cambiato nulla nella mia percezione di essere occupato a fare musica e, come quando offro il mio aiuto di musicista ad altri, mi sono impegnato a costruire qualcosa che abbia rilevanza artistica. La differenza è che, essendo libero dal dover creare un "prodotto" discografico, mi sono potuto concentrare sulla validità ed essenzialità dell'artefatto musicale.
Quale dei due aspetti preferisci?
Mi piacciono entrambi. Mi diverto e mi danno in entrambi i ruoli. Ovviamente lavorare sulle mie cose ha un significato diverso, per me… perché è diretta espressione delle mie emozioni e del mio pensare.
"Aham", in sanscrito significa "Io sono". Cosa vuole affermare, quali riflessioni sottintende?
Sono da tanti anni impegnato e seriamente "assorto" nella ricerca di ciò che è reale in me, della mia natura… Questa mia ricerca mi ha portato a metter in dubbio tutto ciò che "proteggevo" come mio sapere. Tutte le strutture sulle quali edificavo il mio ego ed il mio "fare". In questa indagine ho scoperto che l'unica cosa che posso dire veramente è che "io sono", perché questa mia sensazione di "essere" (che tra l'altro appartiene a tutti) è a priori di qualunque altra cosa che la nostra mente possa percepire. Noi siamo, prima di tutto. A poi costruiamo ed usiamo tutto il resto (concetti, idee, verità, ecc.) per dare un senso a questa breve esperienza di "essere".
A livello musicale raccontaci quali sono le caratteristiche di questo disco. E' uno specchio dei tuoi gusti musicali?
La caratteristica predominante è che l'ho realizzato usando esclusivamente la chitarra come unica fonte sonora. Un approccio che ha creato una sonorità ben precisa, che ha un po' "dettato" la scrittura ed architettura dei brani. Mi ci sono voluti sei anni per "chiudere" i nove brani dell'album. Perché, non avendo un punto di riferimento (che io sappia, non credo che sia stato mai fatto così) non avevo idea su come realizzare i suoni che avevo in mente, senza avvalermi dell'uso di sintetizzatori, campionatori o di elettronica. I brani, ovviamente, riflettono influenze musicali che ho assimilato nel tempo e che preferisco, ma credo che queste influenze si siano manifestate, grazie a questo approccio, in un modo abbastanza unico. Almeno spero risulti così alle orecchie di chi ascolta il lavoro.
Cosa rappresenta per te la chitarra. Perché la scelta di costruire un intero disco su questo strumento?
La risposta più semplice è che la chitarra è lo strumento (attrezzo) con il quale ho più facilità nell'esprimermi. La risposta più lunga è che dopo gli anni 60, questo meraviglioso strumento è stato, per me, un po'/molto ghettizzato e limitato nel suo ruolo e nella sua espressione sonora. Parte dell'esperienza e dono che ho ricevuto in questi sei anni, è stata la scoperta di altre "voci" che la chitarra può esprimere, ma, come con altri "attrezzi", necessita visione e coraggio, da parte dell'operatore, per tirarle fuori.
Sono passati 10 anni dal tuo precedente disco. Perché tutto questo tempo?
La ragione principale è che, nel bene o nel male, non sono rinchiuso nella gabbia d'oro nella quale vivono tutte le star della musica popolare, per cui ho la libertà di pubblicare un mio lavoro quando "sento" che ho qualcosa da dire. Fuori da direttive di mercato, o da paura di non essere più rilevante se non sono presente, in qualche modo, con un "prodotto" da consumare. L'altra ragione è che, come dicevo prima, questo album ha necessitato anni di ricerca e progettazione per realizzarlo. E forse è meglio che non sottoponga, tanto spesso, me stesso ed il mondo intero alla sofferenza di ascoltare le mie sofferenze.
Una curiosità. Come è nata la collaborazione con Andrew Strong per il brano "Alcove of stars”?
Andrew ed io ci conosciamo da molti anni. Mi contattò, dopo il successo del film "The Commitments" per chiedermi se fossi interessato a produrre alcuni brani per il suo album. Cosa che feci con piacere. Siamo rimasti in contatto negli anni, aspettando l'occasione giusta per fare qualcosa insieme di nuovo. Così dopo avere scritto il brano "Alcove of stars", pensai subito a lui, perché mi sembrava la voce giusta per cantarlo. Andrew mi dette la sua entusiasta disponibilità, et voilà.