Erano le 4 di mattina quando sono arrivato qui a Nizza dopo la notte del 14 luglio. Una città spettrale, militarizzata subito dopo l'attentato. Percorrendo la Promenade des Anglais ciò che mi ha colpito non è stata una cosa importante, eclatante - il dramma era già fin troppo eclatante - ma un carretto con dei giochi per bambini abbandonato, come spinto via, per fare spazio al desiderio di fuga, incagliato tra un marciapiede e un tombino.
Così come mi hanno incuriosito dei palloncini, a terra, impigliati in un cestino per l'immondizia. Puntavano verso l'alto, ma erano costretti a terra in maniera innaturale. E oggi è stata la volta di due monopattini appoggiati ad un muretto: un cartello, una scritta: "per favore, se non è vostro lasciatelo qui, il bambino che lo ha perso sarà contento di ritrovarlo".
Beh, il nodo in gola e la consapevolezza della tragedia mi hanno travolto. E restare distaccati cronisti non è più cosa semplice, se mai lo è stato. Mi piacerebbe davvero che questi due monopattini con lo stesso cartello vergato da una mano sconosciuta con una bella grafia forse femminile tornassero ai bambini che ci giocavano. Non cambierebbe la realtà, ma la renderebbe meno amara.