LUCANIA DA VISITARE

Matera, da "vergogna d'Italia" a gioiello d'arte e cultura

Oltre alle chiese rupestri e alle grotte trasformate in abitazioni, la città lucana ospita uno splendido affresco di una Basilicata arcaica e povera. Firmato Carlo Levi

di Isabella Dalla Gasperina

Da “vergogna d’Italia” a Capitale della cultura. Matera in pochi decenni ha fatto un bel salto di qualità. La città delle “Passioni” di Pasolini e di Mel Gibson viveva nella più squallida miseria fino all’inizio degli anni 60. Oggi che è molto più nota come set cinematografico e come città dei Sassi e delle chiese rupestri, il turismo e l’attenzione mediatica hanno regalato alla località e alla sua gente notorietà e fama internazionale e anche una bella dose di fondi europei, tra restauri e riqualificazione del territorio.

Ma le origini della città dei Sassi, quella della miseria più nera e dello sfruttamento, vengono ancora ricordate, e raccontate, oltre che nelle grotte umide e buie diventate un museo a cielo aperto, anzi, sotterraneo, nelle ricostruzioni spettacolari come la casa-cisterna, in pieno centro. E in un’opera d’arte contemporanea che rievoca la dura vita dei contadini di Matera.

E’ Lucania 61, l’affresco realizzato da Carlo Levi, noto più come scrittore che come pittore, e conservato oggi a Palazzo Lanfranchi nel capoluogo lucano. Un dipinto di dimensioni gigantesche, 18 metri e mezzo per 3 e 20, che ricopre un’intera parete con i toni cupi di una regione aspra, realizzato in occasione del centenario dell’Unità d’Italia. Come in una sacra rappresentazione, nel quadro sfilano i protagonisti di una storia di sofferenze, di malattie, di povertà, di infinite fughe d’Egitto di “sacre famiglie”.

Il personaggio simbolo di questo affresco sociale è Rocco Scotellaro, sindaco di Tricarico. Grande amico di Levi, dedicò gran parte della sua vita al riscatto dei contadini meridionali proprio negli anni difficili del dopoguerra. Pagò con un’accusa ingiusta e 45 giorni di carcere il suo impegno per i deboli e morì a 30 anni per infarto. E’ lui che piangono le donne del quadro, nella ricerca di un futuro migliore per la loro terra e i loro figli.