Bernardo Provenzano non rinunciava ai suoi affari mentre era nel covo di Montagna dei Cavalli, dove fu arrestato l'11 aprile di dieci anni fa. E a testimoniarlo ci sono decine di pizzini ritrovati in quel nascondiglio.Ma del tesoro accumulato dal boss in seguito a quelle trattative negli anni non c'è traccia. Sembra proprio che i segreti di quella ricchezza il capomafia se li sia portati nella tomba.
La Procura di Palermo, scrive "Repubblica", è convinta che la soluzione si possa trovare in quelle trattative tra Stato e mafia che conservano ancora tanti punti oscuri. I "messaggi" ritrovani nel covo testimoniano affari grossi, legati a metropolitane e appalti pubblici.
Il problema è capire dove siano andati a finire tutti quei soldi di cui parlano i tanti pizzini rinvenuti. Un esempio, riportato da Repubblica. "La informo che, siccome in breve dovrebbe iniziare la metropolitana che è un grosso lavoro e quindi le volevo chiedere che se le interessa qualche calcestruzzi di fare lavorare me lo faccia sapere che la inserisco nel consorziato". Il biglietto fu scritto dal boss Salvatore Lo Piccolo ed è uno di quelli che il grande capo conservava nel suo covo.
D'altra parte della trattativa con Roma Provenzano pare fosse uno dei punti fermi, dal momento che aveva accettato il contatto con il generale Mori che avrebbe determinato la cattura di Riina in cambio della libertà. Dalle parole dei pentiti risulta che i soldi di Provenzano andassero nel metano, nella sanità, nei supermercati. Dalle aziende del gas dei Cavallotti di Belmonte Bezzagno, alla clinica d'eccellenza di Bagheria Villa Santa Teresa di Michele Aiello, ai supermercati di grandi marchi in Sicilia: si tratta di beni sottratti alle cosche e intestati a presunti prestanome del boss.
Il vero tesoro però è sicuramente un altro. Moglie e figli non vivono nel lusso. Negli anni Settanta la cassa di famiglia veniva tenut da Saveria, la giovane fidanzata del boss, ufficialmente camiciaia nullatenente di Cinisi, prima intestataria di beni e società per centinaia di milioni di lire create dallo storico "consulente" economico dei boss di Cosa Nostra, il commercialista Pino Mandalari. A quegli anni risalgono i sequestri di quattro case a Corleone, un conto corrente con 600 milioni di lire al Banco di Sicilia, un paio di piccole aziende intestate al fratello. C'è poi qualche piccolo investimento a un docente di tecnica bancaria, Giuseppe Provenzano, arrestato e poi assolto.
Il pentito Angelo Siino rivela che il boss avrebbe dato le chiavi della sua cassaforte al geometra Pino Lipari, a casa del quale si trovano i pizzini in cui suggerisce al capomafia di vendere ville e residence turistici prima che i giudici li trovino e le carte che incastrano Andrea Impastato, prestanome a cui vengono sequestrati beni per 150 milioni di euro nel 2008. E tutto il resto?
L'arcivescovo: "Una preghiera al cimitero per l'ultimo addio" - Il cappellano del cimitero di Corleone o un altro sacerdote "benedirà il feretro di Provenzano e ci sarà un momento di preghiera. Una preghiera non si può negare a nessuno". Lo ha detto monsignor Pennisi, arcivescovo di Monreale, sull'ultimo addio al boss. "Provenzano ha subito la giustizia umana - ha ripreso -. Non so se in punto di morte o se prima, durante la detenzione, si sia confessato o si sia pentito davanti a Dio. In punto di morte tutti i peccati possono essere perdonati dal confessore".
Il corpo di Provenzano sarà cremato - I familiari del boss Bernardo Provenzano hanno chiesto e ottenuto l'autorizzazione alla restituzione della salma e alla cremazione che avverrà a Milano. La decisione è stata presa dai familiari di Provenzano, la moglie Saveria Palazzolo e i figli Angelo e Francesco Paolo, dopo l'autopsia eseguita nell'istituto di medicina legale di Milano.